BERLINO — Un dibattito tedesco sulla legalità del rito della circoncisione ha sollevato nelle tante piccole comunità ebraiche nel Paese un interrogativo esistenziale: possono gli ebrei sentirsi a casa in Germania? Lo sono mai stati?
La risposta non è semplice, dopo che una corte distrettuale tedesca, quella di Colonia, centro giuridico della Renania, ha deciso il 26 giugno scorso che la circoncisione sui bambini equivale a una lesione della loro integrità fisica e quindi è un reato. Poco importa che la sentenza sia stata emessa sul caso di un bambino musulmano, che aveva sofferto emorragie e infezioni in seguito a una circoncisione mal praticata.
Un articolo pieno di indignazione ha evidenziato tutte le ambiguità della questione. Lo ha scritto Charlotte Knobloch, 79 anni, ex presidente del Consiglio centrale degli ebrei in Germania, associazione che rappresenta gli interessi della comunità ebraica presso il governo di Berlino.
La Knobloch, ebrea nata a Monaco che sopravvisse alle persecuzioni naziste grazie all’aiuto di una famiglia di contadini cattolici bavaresi che la spacciarono come loro figlia, ha speso gran parte della sua vita a difendere le ragioni degli ebrei, oltre al fatto che ha deciso di restare nella Germania del dopo-Olocausto. Decisione sulla quale ha avuto tanti ripensamenti, ma mai come dopo questa sentenza: “Per la prima volta nella mia vita, ho provato la rassegnazione”. Tutto questo parlare di “tortura sui bambini” e di “trauma”, le fa venire un dubbio: “Se veramente questo Paese tollera ancora la presenza di noi ebrei”.
Il dibattito infuria in Germania. Quelli che si oppongono alla circoncisione affermano che è una pratica lesiva dell’integrità fisica dei neonati e dei bambini, e che non dovrebbe essere fatta finché i circoncidendi non siano sufficientemente maturi da poter scegliere da soli.
E, sebbene la sentenza della Corte di Colonia non ha effetto al di fuori dei confini di quel distretto, e nonostante il fatto che il governo tedesco abbia iniziato subito a rivedere la legislazione in materia in modo da affermare il principio che i genitori abbiano diritto in tutto il Paese a circoncidere i propri figli, il verdetto e il dibattito pubblico che ne è seguito hanno provocato paura e inquietudine fra gli ebrei e i musulmani tedeschi che ancora praticano la circoncisione.
All’interno della piccola comunità ebraica questa vicenda ha riaperto ferite profonde e complesse, sollevando nuove preoccupazioni sulle loro libertà religiose in una nazione nella quale la maggioranza della popolazione non sa nulla delle usanze ebraiche e non ha contatti con gli ebrei.
Indifferenza che facilmente degenera in ostilità. Contro le minoranze religiose e contro gli ebrei in particolare. Colpisce il fatto che a luglio più di 600 professionisti ed accademici hanno sottoscritto una lettera aperta al Frankfurter Allgemeine Zeitung in cui si sosteneva che “la libertà di religione non può legittimare la violenza sui minori”.
Un recente sondaggio fatto da TNS Emnid ha mostrato come, su un campione di mille intervistati, il 56% era d’accordo con la sentenza della Corte di Colonia.
Recrudescenza di un antisemitismo mai sopito? In Germania ora vivono 104.000 ebrei. Prima dell’avvento di Hitler erano 530.000. Ma nell’immediato dopoguerra erano solo poche migliaia.
La gran parte di quei 104 mila sono ebrei conservatori o ortodossi, provenienti per lo più dall’ex Unione Sovietica, dopo che il governo tedesco negli anni 90 agevolò per loro le pratiche per ottenere la cittadinanza. E la Germania tornò a popolarsi di sinagoghe.
Ma l’antisemitismo è una corrente sotterranea che a volte emerge: 29 sono i casi di violenza anti-ebraica nell’ultimo anno. Nonostante il senso di colpa dei tedeschi e il loro continuo confrontarsi con il passato nazista (laddove in Italia le violenze fasciste sono state rimosse dalla memoria collettive, come dimostra la vicenda del monumento allo sterminatore Graziani), un’indagine commissionata dal Bundestag, il Parlamento, ha censito un 20% di tedeschi che mantiene sentimenti e opinioni antisemite.
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