Le femministe tedesche insorgono: sarebbe naturale individuare l’oggetto della loro indignazione nell’ennesima discriminazione di carattere sessuale, dove il potere patriarcale ha avuto la meglio su competenze e merito, e invece a suscitare le ire delle agguerrite donne è un altra donna, la ministra della famiglia Kristina Schröder, che in una recente intervista al Der Spiegel ha duramente criticato l’ultimo libro della storica femminista Alice Schwarzer, dal titolo “La piccola differenza e le sue grandi conseguenze”.
La Schröder ha contestato alla Schwarzer che il rifiuto della relazione tra uomo e donna non rappresenta la soluzione all’ineguaglianza fra i sessi e soprattutto che sia sbagliato sostenere che “il rapporto eterosessuale sarebbe difficilmente possibile senza soggiogare la donna”. Non contenta, o forse non consapevole delle reazioni che avrebbe suscitato, la Schröder ha continuato: “E’ assurdo parlare di soggiogare quando si tratta di qualcosa di essenziale per la sopravvivenza dell’umanità – e ancora – il femminismo ha almeno in parte sottovalutato che la coppia e i figli portano felicità”.
Ma potevano bastare queste affermazioni per suscitare le ire funeste femministe? Probabilmente, dalla saggezza dei suoi 33 anni con cui si è aggiudicata il titolo di ministra più giovane, la politica cristiano-democratica voluta da Angela Merkel al dicastero della famiglia pensava di no ed è allora che ha sganciato la bomba mediatica, sostenendo che spesso è colpa delle donne se non guadagnano quanto gli uomini: “Molte donne preferiscono studiare la filologia tedesca, mentre gli uomini studiano ingegneria elettrica: questo ha conseguenze sui salari, non possiamo vietare alle imprese di pagare di più un ingegnere elettrico di una filologa”. Affermazione che voleva essere solo una premessa per introdurre l’intento del suo ministero di aiutare i ragazzi (maschi) finora trascurati e che ottengono risultati scolastici mediamente peggiori rispetto alle ragazze (femmine).
Le repliche ovviamente non si sono fatte attendere, tanto che in una lettera allo Spiegel la Schwarzer si è dichiarata oltraggiata e indignata dalle parole della ministra e che capisce come mai, dopo un anno di mandato, la Schröder non abbia fatto nulla per le famiglie: “la ministra è un caso senza speranza, semplicemente non qualificata. Qualsiasi sia il motivo che la cancelliera può aver avuto per nominare lei, questo non può essere stato la competenza e l’empatia verso le donne”.
Non solo la Schwarzer accusa la ministra di non ave letto nulla di femminismo e di non aver capito i cambiamenti del movimento, che dal 1975 ad oggi è stato soggetto di una costante evoluzione, ma anche di aver semplicisticamente applicato dei “cliché a buon mercato per il movimento sociale di maggiore impatto del Ventesimo Secolo”. L’irata femminista ha aggiunto che una ministra che “riproduce nient’altro che stereotipi” non può funzionare e paragonandola a coloro che “semplicemente non sono in grado di passare per il femminismo, come le ex dittature militari dell’Europa dell’Est o i Paesi musulmani”.
Il panorama politico tedesco non è stato da meno: la leader verde Renate Künast ha definito le parole della Schröder come “crude e antiquate”, mentre Katja Kipping, leader del partito di sinistra Linke, ha affermato che la giovane ministra non sa nulla di femminismo, poiché il problema non è “odiare l’uomo, ma combattere le strutture patriarcali”.
In un paese come la Germania che vanta una cancelliera donna, la Merkel, e che ha un alto numero di quote rosa nell’attuale governo, è impensabile che il femminismo rappresenti un movimento sconosciuto e combattuto come la ministra della famiglia ha fatto, dimenticando forse le difficoltà che negli altri paesi europei, e non solo, affrontano le donne per ottenere il riconoscimento dei propri diritti. Non c’è da stupirsi se poi in Italia, stato ancora fortemente patriarcale, i sondaggi Istat confermino le donne come ‘angeli del focolare‘. Stupirsi purtroppo no, ma forse indignarsi si.