Istat: 514mila nascite, toccato minimo storico. Cala immigrazione, crescono over 65

Istat: 514mila nascite, toccato minimo storico. Cala immigrazione, crescono over 65
Foto Ansa

ROMA – Nascite in calo in Italia nel 2013 per il quinto anno consecutivo con un dato che segnala il raggiungimento del minimo storico di 514mila nuovi nati. E’ la fotografia dell’Istat degli indicatori demografici del nostro Paese presentato nel “Rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile (Bes 2014)” Istat.Cnel. Tra i nuovi nati, circa l’80% proviene da donne italiane, il restante 20% da donne straniere. Il numero medio di figli per donna scende da 1,42 nel 2012 a 1,39 nel 2013.

Over 65: è boom. Aumenta la speranza di vita alla nascita, che  nel 2013 arriva a 79,8 anni per gli uomini e a 84,6 anni per le donne. A fine 2013, gli individui di 65 anni e oltre rappresentano il 21,4% del totale (21,2% nel 2012), risultando in ulteriore aumento, mentre i giovani fino a 14 anni di età scendono al 13,9% (dal 14% del 2012).

Immigrazione in netto calo. La crisi non risparmia gli immigrati: risultano in netto calo, gli  immigrati che si trasferiscono in Italia. Allo stesso tempo, aumentano gli italiani che scelgono di vivere all’estero. Sul fronte migrazione il quadro fornito dall’Istat è sorprendente, con una riduzione del numero di cittadini stranieri entrati in Italia, 279 mila nel 2013 contro i 321 mila del 2012: 42mila in meno.

I rimpatri di italiani sono 28 mila. Crollano gli arrivi dalla Romania (-25% sul 2012) e dalla Cina (-12%), mentre in crescita l’immigrazione dall’Egitto e dall’Ucraina. Aumentano invece le emigrazioni, circa 126 mila (2,1 per mille), contro i 106 mila dell’anno precedente (1,8 per mille). Nel periodo 2008-2013, tra coloro che abbandonano il Paese per una destinazione estera raddoppia sia il numero di residenti stranieri (da 22 a 44 mila), che il numero di italiani (da 40 a 82 mila). Nel 2013 la destinazione estera favorita dagli italiani è il Regno Unito, con circa 13mila trasferimenti, segue la Germania con 11mila 600.

Gli stranieri, invece, emigrano prevalentemente in Romania, oltre 10mila trasferimenti nel 2013 (+21% sul 2012) e Albania, oltre 2mila (+23%).

Matrimoni religiosi in calo. Nel 2013 si sono celebrati meno di 200mila matrimoni, per un quoziente di nuzialità pari al 3,3 per mille, il più basso nella storia del paese. La celebrazione del matrimonio con rito religioso perde ulteriore terreno nei confronti del rito civile. Tra il 2008 e il 2013 la quota di sposi che sceglie il primo passa infatti dal 63% al 57%, mentre la quota di coloro che scelgono di sposarsi con rito civile cresce dal 37% al 43%.

Da quando esistono statistiche sui matrimoni, un numero di matrimoni più basso si era registrato solo nel 1880, guerra esclusa. In quell’epoca però, la popolazione era la metà di quella odierna.

Continua anche il fenomeno della migrazione interna, che non conosce un arresto. Interessanti anche i dati sulla mobilità interna: nel decennio 1993-2012 ben 2 milioni 388 mila individui hanno spostato la residenza dal Mezzogiorno al centro-nord, mentre poco più della metà, 1 milione 275 mila, ha effettuato il tragitto inverso. La migrazione interna prosegue anche nel 2013. Sono 116 mila le persone che hanno trasferito la residenza da una regione del Mezzogiorno a una del centro-nord, mentre soltanto in 65 mila hanno fatto il contrario.

Nel 2013 continua a calare l’occupazione con solo il 59,8% di occupati a fronte di un tasso medio pari al 68,5% nei Paesi Ue. Il rapporto segnala inoltre “un preoccupante peggioramento della condizione dei lavoratori”. L’instabilità dell’occupazione rimane diffusa: aumentano i lavoratori a termine di lungo periodo e cala la propensione alla stabilizzazione dei contratti temporanei. In aumento anche i lavoratori con titolo superiore a quello richiesto dall’attività svolta (22,1% nel 2013).

Il rapporto rivela che tra il 2011 e il 2013 sono migliorati quasi tutti gli indicatori su istruzione e formazione in Italia, ma la crescita è “lenta e troppo esigua per riuscire a colmare l’importante divario che separa l’Italia dal resto d’Europa”. I livelli di competenza, sia alfabetica sia numerica, continuano a collocare il nostro Paese lontano dalla media dei Paesi Ocse. Ma l’aspetto più preoccupante riguarda l’incremento della generazione “neet”: “Come durante tutto il periodo di crisi, continua ad aumentare in misura preoccupante la quota di ragazzi che non studiano e non lavorano, soprattutto nel Sud, dove in molte regioni oltre un terzo dei giovani si trova in questa situazione”.

La quota di neet (giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non studiano) nel 2013 ha avuto un aumento ancora più consistente del recente passato raggiungendo il 26%, più di 6 punti percentuali al di sopra del periodo pre-crisi. E tra i neet aumentano i disoccupati: erano 34,1% nel 2011, diventano il 42,2% nel 2013 (+8%). Per quanto riguarda la scolarizzazione, la quota di chi ha 25-64 anni con almeno il diploma superiore passa dal 56% del 2011 al 58,2% nel 2013. Analogamente, la percentuale dei 30-34enni che hanno conseguito un titolo universitario è cresciuta, passando dal 20,3% del 2011 al 22,4% del 2013.

Il rapporto Istat-Cnel rivela inoltre che aumenta la povertà assoluta con un aumento di ben 2,3 punti percentuali nel 2012. La povertà coinvolge le famiglie più ampie con più di tre figli soprattutto se minori. La quota di persone che vivono in famiglie assolutamente povere passa dal 5,7% all’8% e aumenta in tutte le ripartizioni territoriali, dal 4% al 6,4% nel Nord, dal 4,1% al 5,7% nel Centro, dall’8,8% all’11,3% nel Mezzogiorno.

Migliora invece nel 2013 l’indicatore di grave deprivazione, che scende a 12,5% dopo aver toccato il 14,5% nel 2012. E’ diminuita la quota di persone in famiglie che dichiarano di non poter sostenere spese impreviste, di non potersi permettere un pasto proteico adeguato ogni due giorni o di riscaldare adeguatamente l’abitazione.

Secondo quanto rilevato sempre dall’Istat, i giovani  sono sempre meno soddisfatti della propria vita e delle prospettive future. Il dato conferma un vero e proprio crollo della soddisfazione nei giovani fra 20 e 24 anni, da 45,8% del 2011 a 32,5% nel 2013. Cala anche la soddisfazione dei laureati (da 43,4% del 2012 a 41,7% del 2013) e dei residenti del Nord (da 40,6% a 39,5% dopo aver perso più di 8 punti nel 2012) che tuttavia resta sopra la media nazionale (35%). Al Nord in calo anche quanti guardano al futuro con ottimismo (dal 27,1% del 2012 al 25,6% del 2013).

 

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