ROMA – Prende spunto da una sentenza della Cassazione, Camillo Langone, nel manifestare i suoi timori sul calo delle nascite in Italia. “Il lavoro che gli italiani non vogliono davvero più fare è il genitore”, scrive a pagina 17 di Libero e la ragione sta nella pronuncia 14123 della prima sezione civile. “L’obbligo di versare il contributo per i figli maggiorenni cessa solo quando il genitore obbligato provi che essi abbiano raggiunto l’indipendenza economica”, ha sentenziato il vertice della giurisdizione italiana.
“Culle vuote, barconi pieni” è l’allarme lanciato da Langone che cita uno studio della Harvard School of Government per denunciare come “le donne con più educazione e più competenze sono più facilmente nubili rispetto a donne che non dispongono di quella educazione e di quelle competenze”. Insomma, più le donne sono istruite e meno si riproducono: un invito nemmeno troppo velato a starsene a casa. Più mamme, meno secchione è l’invito alle italiane chiamate alle armi per salvare il paese dall’invasione degli immigrati. Perché “non bisogna essere ingegneri o appassionati di faraoni per sapere che le piramidi, se ci tengono a stare in piedi, devono avere base larga e punta stretta. Disgraziatamente la piramide demografica italiana è stretta alla base (pochi giovani), gonfia in mezzo (tantissimi quarantenni) e piuttosto larga in alto (molti vecchi)”.
Camillo Langone è uno scrittore originario di Potenza. “Ha pubblicato alcuni libri – si legge sul suo sito personale – scrive sul Foglio (sulle cui pagine ha inventato la figura del critico liturgico) e su Libero, occupandosi in particolar modo di letteratura, architettura, arte contemporanea, enogastronomia, religione”.
A pagina 17 del giornale di Belpietro ha aperto un vero e proprio dibattito sulla natalità. I nascituri stranieri svecchiano la popolazione italiana, a scapito di un certo nazionalismo caro alla Lega e ai suoi simpatizzanti come Langone. Ma il vero deterrente alla volontà di metter su famiglia di tante donne italiane è forse la crisi economica. “La mancanza di sussidi economici per le aspiranti mamme, di asili nido e di incentivi per le famiglie, l’assenza di una politica del welfare seria” sintetizza magistralmente Selvaggia Lucarelli dalla colonna accanto. E se Langone scomoda i numeri, Lucarelli risponde “In Italia c’è un figlio virgola 32 per donna? Bene. Se è per questo, per donna, c’è anche lo 0,32 di mariti che aiutano in casa. E lo 0,12 che si occupa dei figli quanto se ne occupano le donne […] L’idea di un paese sovraffollato di gravide incolte e di maschi al 100% italiani non convince un granché”.