TOKYO – In Giappone si sta diffondendo sempre più la pratica di affittare amici per qualche ora. Non più chi trova un amico trova un tesoro, ma piuttosto un amico val bene un tesoro.
Molti giapponesi vittime di solitudine spendono diverse migliaia di yen per passare qualche ora, a volte una giornata, in compagnia di un attore che incarna, il tempo di una rappresentazione, il ruolo dell’amico, e a volte del caro estinto, del parente lontano o mai avuto. Da qualche anno, diverse aziende traggono profitto dalla vita solitaria di migliaia di cittadini che non hanno trovato un partner, che non hanno amici o familiari, che rifiutano le responsabilità di una relazione stabile. Una decina di società, il doppio di un anno fa, propongono una moltitudine di servizi. Prezzo base? 2980 yen, ovvero 21 euro all’ora, con la prima ora che sale a 42 (ma con le spese di trasporto incluse).
E per prezzi che partono da queste cifre, potrete avere una vasta gamma di relazioni. Le agenzie si ingegnano ad adattarsi alle esigenze dei clienti. Una di queste ha nel suo catalogo attori capaci di recitare parenti, zii, cugini, genitori, etc., spesso affittati in occasione di matrimoni e funerali. La stessa impresa propone alle madri nubili i servizi di un marito temporaneo pronto ad «aiutare le bambine a fare i compiti» ed offre pure un padre od una madre, a chi ne avesse bisogno, con cui potersi confidare.
La tendenza solitaria, secondo alcuni ricercatori, dovrebbe accentuarsi nei prossimi anni. Le agenzie di locazione-amici attirano, infatti, sempre più giovani e si è notato che nelle università del Giappone i club, tradizionale luogo di aggregazione, vanno sempre più deserti. Sul banco degli imputati per quest’inquietante evoluzione sono le nuove tecnologie – Smartphone e videogiochi in testa – e i social media.
L’isolamento non è solo un effetto secondario, conseguenza non voluta della sociabilità virtuale e vuota dell’era 2.0, ma anche lo scopo esplicito di alcuni social media. In alcuni casi, certo paradossali ma istruttivi, le application possono servire a custodire e rinforzare la propria cara solitudine. L’app Hell is the other people – citazione di una celebre frase di Jean-Paul Sartre – geolocalizza gli amici ma solo… per evitarli, mostrando all’utente le «zone sicure» (dove, cioè, non ci sono «amici») della città. Il sito Coffittivity permette di lavorare senza muoversi da casa propria beneficiando di un allegro sottofondo musicale da bar: vociare di clienti, tintinnare di tazze, rumore di cassa, etc. Una ricerca americana avrebbe dimostrato che la produttività sul lavoro aumenta in presenza di rumori di sottofondo.
Di fronte ad un mondo dove le «relazioni sociali» aumentano esponenzialmente grazie ad inedite forme di sociabilità virtuale, paradossalmente il vincolo dei nodi sociali stabili ed essenziali sembra farsi più raro. Una conseguenza dell’individualismo contemporaneo, tra l’altro legato al trionfo del libero mercato e del consumismo come pure alla crisi delle grandi istituzioni e allo svilupppo delle tecnologie.
L’inferno sono gli altri? E allora restiamo con noi stessi. Questo autunno, riprendendo un’idea già nell’aria, qualcuno si è inventato il kit di self-marriage, auto-matrimonio… Vuoi tu prendere come tuo legittimo sposo il qui presente te stesso, per amarlo ed onorarlo finché morte non vi separi?