ROMA – Si provocano dolore per aumentare le prestazioni sportive. E’ il boosting, il doping degli atleti delle Paralimpiadi. Scariche elettriche e ossa rotte per alzare la pressione sanguigna e l’adrenalina in circolo nel sangue. Una pratica pericolosa per la salute degli atleti, non solo per il dolore autoinflitto, ma anche per l’elevato rischio di infarto.
Il boosting, o doping del dolore, è stato bandito dal comitato paralimpico perché illegale, proprio come l’epo o le altre tipologie di doping. I metodi per provocarsi il dolore necessario vanno dallo strizzarsi i testicoli a rompersi un osso, oppure stimolarsi i muscoli con scariche elettriche o ancora bloccare i cateteri.
Craig Hunter, capo del comitato paralimpico inglese, ha detto: “E’ come il doping e alcune persone sono disposte a farlo e quindi imbrogliare. Abbiamo disposto un programma educativo per i nostri atleti, che sono pienamente consapevoli che non incoraggiamo il boosting in nessuna delle sue forme”.
Il comitato paralimpico internazionale è a conoscenza di questa pratica da 20 anni, che in modo tecnico è chiamata disreflessia autoindotta, ed ha disposto dei controlli “antidoping”: la pressione sanguigna degli atleti viene misurata nelle zone di riscaldamento prima della gara. E Londra è pronta a impedirgli di gareggiare se la pressione sarà giudicata a livelli elevati e dunque a rischio di ictus o infarto.