Calciopoli, sentenza: oltre 500 contatti tra Moggi e Pieri

Cinquecentoundici contatti verificati su due utenze di Luciano Moggi. Tanti ne hanno contati gli investigatori esaminando il traffico telefonico di due delle schede segrete che l’ex dg della Juve avrebbe fornito all’arbitro Tiziano Pieri, uno degli imputati condannati a dicembre al processo calciopoli con rito abbreviato le cui motivazioni sono state depositate oggi.

Nella parte finale della sentenza il gup Eduardo De Gregorio passa in rassegna le posizioni dei singoli imputati soffermandosi in particolare sulla questione delle sim estere che sarebbero state nella disponibilità sia dei designatori Bergamo e Pairetto sia di arbitri (Pieri, Racalbuto, Paparesta, Cassarà, Dattilo, De Santis, Gabriele). E il giudice esamina anche il traffico telefonico ricavato dai tabulati delle utenze estere.

Per Pieri, dall’ottobre 2005 al marzo 2005, sono riscontrate con un telefono 266 volte in uscita e 151 in entrata e con un altro 65 in uscita e 29 in entrata a cui si aggiungono 19 in entrata e 27 in uscita con l’utenza di Mariano Fabiani, ex ds del Messina indicato come l’alter ego di Moggi.

Il gup ricorda, tra l’altro, che “proprio l’uso delle schede straniere e i contatti con Moggi nei giorni degli incontri di calcio a lui affidati sono la base per la declaratoria di responsabilità dell’imputato per due delitti di frode”. Nelle motivazioni della sentenza confuta una delle tesi difensive, sostenuta anche da Moggi, secondo cui l’uso di schede estere dovevano “servire a difendere le trattative di mercato nelle quali Moggi era notoriamente maestro, e da tentativi di spionaggio industriale provenienti dalla società di Massimo Moratti”.

Per il giudice “va al contrario osservato che questa tesi non regge alla prova dei fatti poiché, pur non potendo escludersi che Moggi avesse previsto canali di comunicazione segreti allo scopo difensivo suddetto, come peraltro da lui stesso “non dichiaratò in interrogatorio, salva la verifica della compatibilità temporale tra le due situazioni, non spiega come nel caso tali schede furono destinate e usate in massima parte dall’ambiente arbitrale, ivi compresi i vertici, che di certo nulla aveva a che fare con gli intrecci riguardanti la compravendita di calciatori tra società”.

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