DANZICA – Finisce con uno “spread” di due gol, con la Germania che batte la Grecia 4-2. Finisce come da pronostico, con Golia che batte Davide, i ricchi che battono i poveri, i grandi che battono i piccoli. La Grecia finisce fuori da Euro 2012 per mano tedesca con la speranza che non sia prova generale di scenari politici da evitare come la peste. Senza europeo si può stare, senza euro sarebbe molto più dura, e non solo per la Grecia. Finisce con Angela Merkel in tribuna che applaude e gongola mentre il premier greco è in patria in ospedale causa distacco della retina.
L’illusione, quella che almeno nel calcio lo spread non contasse, si è spenta nel giro di sei minuti: quelli tra il 10′ e il 16′ del secondo tempo di Germania-Grecia. In quei sei minuti tutto sembrava andare verso un piccolo miracolo. Un giocatore greco dal cognome non casuale, Samaras, aveva trovato un po’ per caso il punto dell’1-1, quello che avrebbe potuto fare paura alla corazzata tedesca. Samaras come il premier greco appena eletto che alla partita neppure c’era perché in ospedale.
Tutto pronto per la favola? Assolutamente no. Perché l’illusione viene demolita dalla corazzata tedesca in pochissimo tempo: al minuto 16 Khedira scarica il 2-1, al minuto 23 Miroslav Klose chiude la pratica, al minuto 28 Reus infierisce e serve il poker dell’umiliazione per il 4-1.
Lo spread, insomma, conta. Anche nel pallone. Troppo il “differenziale” di forza e qualità, troppo squadra la Germania, troppo fragile la Grecia a cominciare dalla porta dove non c’è più quel portiere, Nikopolidis, che oltre a somigliare neppure troppo vagamente a George Clooney sapeva occasionalmente anche parare. Non un dettaglio per un portiere.
Il turn over tracotante. Di solito certe cose si fanno nel girone. Invece la Germania si sente talmente più forte della Grecia da azzardare persino un po’ di turnover. Non si tratta di avvicendamenti normali. Si tratta di rinunciare in partenza all’attacco titolare e al proprio giocatore più forte, Mario Gomez (l’uomo che fino a oggi ha timbrato quasi tutti i gol tedeschi dell’Europeo). E’ vero, in campo va Miroslav Klose, non esattamente un dilettante allo sbaraglio. Però un po’ di tracotanza Joachim Loew ce la mette.
Quando inizia la partita la prima cosa che si vede è lo “spread tecnico”: tanta roba, tanta differenza, la stessa che c’è tra le due economie nazionali. Non a caso la Germania parte a testa bassa e inizia l’assedio a “fort Sifakis”. Che nella fattispecie è il portiere greco: non esattamente una garanzia. Se ne accorgono persino i cronisti Rai che a un certo punto sbottano: “Non la blocca mai”. Eppure, in qualche modo, la Grecia regge all’urto tedesco per 35 minuti. Poi però ci pensa Lahm a portare avanti i tedeschi.
A questo punto chiunque dotato di senno pensa che la partita sia finita anche perché la Grecia non cambia atteggiamento tattico, ammesso e non concesso che tenere sempre nove uomini dietro la linea del pallone possa coerentemente chiamarsi atteggiamento tattico. La Germania continua ad attaccare ma il raddoppio non arriva né entro la fine del primo tempo né nei primi minuti del secondo.
Arriva invece il gol di Samaras. Non del premier Antonis, ma dell’attaccante Georgios. Per i greci va bene lo stesso. Ma come detto prima è un’amarissima illusione. Perché il gol “incattivisce” i tedeschi che giochicchiavano come convinti che i greci, piccoli, poveri e ai quarti di finale dell’Europeo quasi per grazia ricevuta, non osassero segnare davvero. Così nel giro di un quarto d’ora lo spread è ripristinato con i gol di Khedira, Klose e Reus. In tribuna, Angela Merkel accorsa in fretta e furia dal vertice di Roma per vedere la Germania espellere la Grecia dall’Europeo, esulta.
Prima della fine c’è tempo per un po’ di rigore. Rigore a favore dei greci: lo segna Salpingidis ma nella sostanza cambia poco o nulla. Grecia fuori dall’Euro… peo. Fuori per mano tedesca. Pronostico calcistico rispettato in attesa di più importanti verdetti politico economici. Il Samaras centravanti non è bastato, la speranza è che basti il Samaras premier.
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