ROMA – ”Sono contento”. Sono le uniche dichiarazioni pubbliche di Vladimir Petkovic, pronunciate ieri pomeriggio, prima dell’ufficializzazione del suo ingaggio biennale come nuovo tecnico della Lazio, giunta soltanto in mattinata.
Quarantanove anni ad agosto, l’allenatore bosniaco originario di Sarajevo, ma in possesso anche della cittadinanza croata e svizzera, parla correttamente il serbo-croato, l’inglese, il tedesco, il francese e l’italiano.
Vive a Locarno con la moglie Ljiljana e le due figlie, Ines e Lea. E proprio in Svizzera, dove e’ giunto da Sarajevo nel 1987 e dove si e’ poi stabilito definitivamente in seguito alla Guerra dei Balcani, ha costruito la sua carriera calcistica – era un centrocampista dai piedi buoni – vestendo le maglie di Chur 97, Sion, Martigny, Bellinzona, Locarno e Buochs.
Da tecnico invece si e’ seduto sulle panchine di Bellinzona (in due periodi differenti), Malcantone Agno, Lugano e Young Boys, da cui fu esonerato nel 2011 per aver perso il campionato all’ultima giornata.
Poi la breve e sfortunata esperienza alla guida dei turchi del Samsunspor conclusasi lo scorso gennaio. Quindi il ritorno in Svizzera dove a maggio e’ stato ingaggiato dal Sion, penultimo in classifica per la penalizzazione di 36 punti inflitta dalla Uefa in seguito ad alcuni illeciti commessi dal club elvetico in Europa League.
‘Vlado’ e’ riuscito comunque ad ottenere la difficile salvezza aggiudicandosi il doppio confronto dei play-out contro l’Aarau (3-0 all’andata e una sconfitta indolore per 1-0 al ritorno). Amante del gioco offensivo – il ds del Sion Degennaro nei giorni scorsi ha paragonato la sua mentalita’ a quella di Zeman – Petkovic e’ abituato a giocare col 3-4-3, il 4-3-3 o il 4-2-3-1.
Alla Lazio ritrovera’ Senad Lulic, da lui allenato sia al Bellinzona che allo Young Boys e sarebbe stato proprio il centrocampista bosniaco a sponsorizzarlo al presidente Claudio Lotito assieme al ds Igli Tare. Chi lo conosce conferma che e’ una persona decisa e in Svizzera fanno tutti il tifo per lui. Da magazziniere alla Caritas di Giubiasco, incarico che ha ricoperto per cinque anni, all’approdo alla Lazio: ‘Il Dottore’, questo il soprannome che ha accompagnato il suo arrivo in Italia (anche se non gradisce essere chiamato cosi’) e’ pronto a sfruttare al meglio l’occasione data da Lotito.