Addio Giorgio Chinaglia, morto in Florida per un infarto

ROMA – Giorgio Chinaglia si è spento domenica all’età di 65 anni nella sua casa in  Florida (Stati Uniti) dove era tornato da qualche giorno dopo una crisi cardiaca che lo aveva costretto a ricoverarsi la scorsa settimana. Chinaglia è stato colpito da un infarto fulminante.

Chinaglia  è stato un dirigente sportivo ed ex calciatore italiano, di ruolo attaccante. Dal gennaio 2011 era ambasciatore insieme a Carlos Alberto dei New York Cosmos, sua ex squadra, e aveva  l’obiettivo di rilanciare la società insieme al presidente Pelé e al direttore tecnico Eric Cantona.

Chinaglia ha giocato sette anni nella Lazio e ne è stato una bandiera.  Quando arriva a Roma nel 1969, ventiduenne, molte perplessità accompagnano il suo acquisto; perplessità eliminate nell’amichevole precampionato Lazio-Fiorentina: presa palla sulla trequarti, Chinaglia parte in progressione, si libera di Brizi e Ferrante, calcia di potenza poco sopra la traversa. Il debutto del giovane Chinaglia è molto convincente.

Nato a Carrara, Chinaglia si trasferì con la famiglia a Cardiff all’età di nove anni. La sua carriera ebbe quindi inizio in Galles con lo Swansea City, con cui disputò le stagioni 1964-1965 e 1965-1966. Arriva poi il trasferimento in Italia alla Massese, Serie C, e poi all’Internapoli, sempre in C, per passare infine alla Lazio (neopromossa in Serie A) nell’annata 1969-1970.

Dotato di grande forza fisica, a causa della scarsa esperienza nei campionati di livello Chinaglia mancava inizialmente di tecnica e per migliorare la sua condizione sportiva si allenò per molto tempo con impegno e dedizione, giungendo a risultati egregi: 12 gol nel primo anno e 9 nel secondo, in coincidenza però con un’amara retrocessione in Serie B. Per poter continuare a militare nel calcio che conta, egli chiede di essere ceduto ma la sua squadra non lo accontenta. Inizia così un periodo di tensione tra il giocatore ed il club, che termina con l’arrivo sulla panchina biancoceleste di Tommaso Maestrelli.

Nella stagione 1971-1972 vince la classifica cannonieri della serie cadetta e contribuisce con i suoi 21 gol al ritorno dei laziali in A. Nel 1983, ritorna in Italia, questa volta come presidente della Lazio, accolto dalla folla come un salvatore. Inoltre l’anno seguente la Warner Communications gli cede parte delle azioni dei Cosmos. Ma la NASL è ormai al tramonto e nel 1985, proprio dopo un’amichevole con la Lazio, i Cosmos chiudono definitivamente. Alla fine dello stesso anno è costretto a cedere la Lazio, per problemi economici, a Franco Chimenti.

In Italia, nella sua Roma dove negli anni ’70 era un eroe, Giorgio Chinaglia non poteva piu’ tornarci. Dalla primavera del 2006, infatti, era iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di riciclaggio, poi un’ordinanza di custodia cautelare per estorsione ed aggiotaggio, nell’inchiesta sulle irregolarita’ nella scalata alla SS Lazio. Infine, nel luglio 2008, il suo nome e’ stato accostato al clan dei Casalesi. Per la giustizia italiana, Chinaglia era latitante.

”Con la morte di Giorgio Chinaglia scompare un grande gladiatore. Un lutto per tutto lo sport e per tutta Roma”. Lo scrive il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, sul suo profilo Twitter.  ”In una bella giornata di calcio, un caro ricordo per Long John Chinaglia, che ha fatto conoscere il grande calcio agli Americani”. Cosi’ l’ambasciatore Usa a Roma, David Thorne, ricorda l’ex bomber della Lazio attraverso un tweet della sede diplomatica americana in Italia.    Thorne, si legge ancora su Twitter, era oggi allo stadio Olimpico per assistere alla partita Roma-Novara.

Il servizio fotografico di LaPresse che ripercorre la carriera di Giorgio Chinaglia.

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