Ai prossimi Mondiali di calcio Renzo Bossi, figlio del leader della Lega, non tiferà per la nazionale di Marcello Lippi. Lo ha detto lui stesso in un’intervista al settimanale Vanity Fair in edicola domani.
“No, non tifo Italia” ha ammesso. Alla domanda poi se si sente italiano la risposta del figlio di Bossi è stata: “Bisogna intendersi su che cosa significa essere italiano. Il tricolore, per me, identifica un sentimento di cinquant’anni fa”.
“Se non sta bene può anche andarsene dall’Italia, nessuno ne farà una malattia…”. Sferzante la risposta di Gigi Riva, team manager azzurro, a queste esternazioni di Renzo Bossi. “E’ un’affermazione stupida e grave – continua Riva – se inizia così in politica non va molto lontano. Forse ha voluto farsi conoscere dicendo qualcosa di clamoroso, di esaltante. Ma l’Italia viene prima di lui e resterà anche dopo di lui. La Nazionale è sempre adoperata fuori luogo”.
Per l’ex Rombo di tuono la maglia azzurra “é l’unica cosa che ancora unisce. La politica ha toccato il fondo. Nel 2006 la vittoria mondiale e il calcio hanno salvato il Paese – conclude -. Hanno dato un’immagine positiva in tutto il mondo, cosa che la politica non ha dato”.
Renzo Bossi, 22 anni, è il primogenito di Manuela Marrone e Umberto Bossi (il leader del Carroccio ha un altro figlio, Riccardo, avuto dal primo matrimonio). Nelle ultime elezioni regionali ha preso 13 mila preferenze nella provincia di Brescia diventando il più giovane consigliere regionale mai eletto in Lombardia.
“In questi anni sono stati costruiti miti negativi sul mio conto: è passato il messaggio, falso, che fossi un ignorante pluribocciato con 12 mila euro al mese di stipendio” – ha confidato il giovane a Vanity Fair.
“È vero, mi hanno bocciato due volte. La prima avevo 15 anni, ed era il periodo della malattia di mio padre. Ero confuso, stordito. La seconda è stata alla maturità nel 2008. Il mio esame era viziato: la prova di matematica era diversa da quella degli altri. Infatti ho fatto ricorso al Tar e l’ho vinto. La scuola mi ha consentito di ridare l’esame orale da privatista, ma era ovvio a quel punto che volevano bocciarmi: sono andato demotivato”.
Ma non ha smesso di studiare: “Sono iscritto all’università, a Economia. Non in Italia, però, perché non voglio trovarmi i giornalisti in aula quando faccio gli esami”.
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