ROMA – Si chiama Nizar Trabelsi ed è un attaccante tunisino che dai campi di calcio della Bundesliga è finito fino alla guerra in Afghanistan, come terrorista. La sua vicenda è tornata d’attualità in questi giorni perché giovedì 17 dicembre verrà ridiscussa la sua estradizione negli Stati Uniti, dopo che la Corte europea dei diritti umani l’ha considerata irregolare e stabilito un risarcimento di 90mila euro all’ex calciatore.
La sua storia, somiglia a tante altre. Stefano Rosso per La Gazzetta dello Sport racconta:
Da giovanissimo si trasferisce in Belgio, allo Standard Liegi, dopo che un osservatore lo aveva notato con la maglia delle nazionali giovanili della Tunisia. Un anno soltanto in Pro League e subito arriva la chiamata dalla Bundesliga: Fortuna Düsseldorf. E, arrivato al punto più alto della sua carriera, come per tanti altri suoi colleghi, inizia il precipizio: adattarsi alla vita tedesca, dentro e fuori dal campo, non è facile e le prestazioni non lo accompagnano. Nel giro di qualche stagione scende di categoria, fino a ritrovarsi nel Neuss, nei campionati regionali, con seri problemi di alcool e droga, finché viene addirittura sorpreso da un controllo antidoping. La carriera di Trabelsi calciatore finisce qui.
Proprio negli anni in cui la sua carriera stava cadendo in picchiata, Trabelsi conobbe Tarek Maaroufi – primo cittadino belga a perdere nel 2009 la nazionalità per “condotta delittuosa” dai tempi della Seconda Guerra Mondiale – che lo introdusse ad alcuni personaggi come Abou Qatada e Abou Hamza, che in seguito l’Fbi segnalò come intermediari dell’organizzazione Al Qaeda in Europa. Continui viaggi e pellegrinaggi in giro per il nord Africa e il Medio Oriente lo portarono poi a prendere una decisione definitiva: trasferirsi in Afghanistan. Lì conobbe Bin Laden che, secondo una testimonianza dello stesso Trabelsi durante il processo, gli disse di chiamarlo “papà” e di “affidarsi a lui per qualsiasi cosa”.
Il resto è cronaca recente: venne arrestato il 13 settembre 2001 in Belgio, due giorni dopo l’attacco alle Torri Gemelle, con l’accusa di preparare un attentato contro la base americana di Kleine-Brogle e nel 2003 viene condannato a 10 anni di prigione. Nel 2013 il punto che ha riportato la vicenda d’attualità: gli Stati Uniti ottengono l’estradizione del tunisino e tramutano la condanna in ergastolo.