LONDRA – E ora Ratko Rudic. L’Italia vola in finale e sulla strada verso l’oro olimpico (il quarto della sua storia), nella sfida di domenica, ritrova la sua storia: di fronte avrà la Croazia di quel ct che vent’anni fa a Barcellona faceva vincere al Settebello il titolo olimpico. In acqua, tra i suoi ragazzi, Sandro Campagna che in panchina ha riportato in alto la nazionale di pallanuoto.
Questo l’esito delle due semifinali: come da previsioni la Croazia si è sbarazzata (7-5) del Montenegro; decisamente meno scontato, ma di certo più che legittimo, il successo dell’Italia sulla Serbia (9-7). Come un anno fa, nella finale mondiale di Shanghai; perfetta rivincita della sconfitta nella semifinale europea di gennaio a Eindhoven.
La storia recente del Settebello contro la Serbia dunque a Londra si arricchisce di una nuova avvincente pagina. Che sorride agli Azzurri, autorevoli e autoritari, sempre avanti contro avversari che fin qui avevano impressionato per prestanza e prolificità. Ma che contro la nazionale di Sandro Campagna sono sempre stati costretti dietro nel punteggio, condannati ad inseguire una squadra, l’Italia appunto, impressionante per concentrazione, commovente per compattezza, persino esaltante per i suoi guizzi di talento.
La fisicità dei serbi si vede fin dai primi minuti, nella piscina dell’Aquatics Centre sono botte da orbi. Ma l’Italia non si lascia intimorire, e scappa subito avanti con Valentino Gallo. All’immediato ritorno dei serbi, trascinati dal capocannoniere del torneo Andrija Prlainovic, gli Azzurri rispondono portando a due – complice anche la Dea bendata che favorisce una conclusione non irresistibile ancora di Gallo – il vantaggio al termine del primo periodo.
La solidità difensiva degli Azzurri – assistita dai legni (5 quelli colpiti dai serbi a fine partita), fedeli alleati di Stefano Tempesti – argina il miglior attacco del torneo (80 gol in sei precedenti partite). Ma non solo. Perché quando ha l’occasione per allungare, l’Italia non la spreca e con Maurizio Felugo si porta a +3 (massimo distacco).
Ogni attacco è una battaglia a fior d’acqua, fioccano le espulsioni temporanee. Tignosa e indomita, la Serbia non molla, riportandosi a -1 quando Sandro Campagna chiede il time-out: c’è da rischiarare le idee ai suoi, e probabilmente raffreddare gli animi. Mai pausa fu più propizia.
Alla ripresa del gioco nuova accelerazione degli Azzurri che chiudono il terzo periodo con tre gol di vantaggio. Un margine che vale un’ipoteca sulla finale. Tempesti abbassa la saracinesca e Amaurys Perez ci mette il sigillo. E’ finale. E ora sotto con Rudic. Per riscrivere la storia esaltante di 20 anni fa quando proprio il Settebello del ct nato a Belgrado ma oggi sulla panchina croata vinceva l’oro a Barcellona.