Non capita spesso, in questo nostro mestiere sempre più avaro, la fortuna di poter scrivere qualcosa di sognato. Il ritorno di Roberto Baggio nel calcio era in cima alla lista. Bene, poche chiacchiere, al sodo: l’ex fuoriclasse azzurro è vicinissimo a una scelta clamorosa, quella di diventare presidente del Settore Tecnico della Federcalcio, subentrando dunque ad Azeglio Vicini, il ct che lo lanciò in nazionale oltre 20 anni fa. Il presidente Abete lo ha contattato telefonicamente nei giorni scorsi, ottenendone la piena disponibilità. I due si incontreranno nei prossimi giorni a Roma per definire meglio la questione. Ma l’operazione, a meno di una clamorosa retromarcia, si concluderà positivamente.
C’era bisogno, proprio bisogno, di un colpo simile, in casa federale, per dare il senso di un reale cambio di passo dopo il disastro sudafricano. L’avvicendamento di Lippi con Prandelli era già stato annunciato a inizio giugno e, per quanto gestito bene, non poteva bastare a critica e tifosi per sentirsi davvero rassicurati. Per parte sua, Baggio aveva manifestato, non più tardi di cento giorni fa, la propria voglia di rientrare nel mondo del calcio, dal quale si era sottratto drasticamente 6 anni fa: «Potrei anche allenare», si era lasciato sfuggire l’ex Pallone d’Oro. Adesso potrà fare molto di più per ridare smalto, sostanza, non solo immagine, al calcio italiano, a patto di riempire di contenuti una poltrona potenzialmente strategica. Le ultime presidenze del Settore Tecnico, occupate da degnissimi personaggi, come Bearzot e Vicini, sono state soprattutto onorifiche. Alla Federazione del dopo Sudafrica serve invece una figura giovane, che abbia peso specifico internazionale,che sia un ambasciatore del calcio riconosciuto in Europa e non solo.
Ripercorriamo la sua carriera in Nazionale. Conta una convocazione con la rappresentativa Under-21 nel 1987 che non lo vide però scendere in campo. Convocato dal ct Azeglio Vicini, esordisce con la maglia della Nazionale il 16 novembre 1988, a 21 anni, nella partita amichevole Italia-Olanda (1-0).
Partecipa alla Coppa del Mondo Italia ’90 durante la quale gioca con il numero 15.
Nelle prime due partite viene lasciato in panchina da Vicini ma, appena chiamato in causa, non delude ed alla sua prima apparizione nella sfida con la Cecoslovacchia mette a segno un gol memorabile, considerato il più bello del Mondiale, partendo da metà campo e dribblando mezza squadra avversaria. Così nelle successive partite viene schierato titolare al fianco di Schillaci anche se, nella decisiva semifinale di Napoli contro l’Argentina, l’allenatore punta su un poco convincente Vialli, ed entra in campo al posto di Giannini solo al 73′ sfiorando il gol su punizione e segnando il suo tiro dal dischetto nella serie di rigori che premia l’Argentina, dopo gli errori di Donadoni e Serena.
Nella finale per il terzo posto, disputata a Bari, contro l’Inghilterra, mette a segno un altro gol dopo aver astutamente rubato la palla al portiere inglese Peter Shilton. La partita finisce 2-1 per gli azzurri che si aggiudicano così il terzo posto nel Mondiale casalingo. Da segnalare, nella medesima partita, la sua altruistica scelta di far tirare il calcio di rigore decisivo a Schillaci, in modo da permettergli di vincere la classifica dei marcatori del torneo con 6 gol.
Nonostante nel primo tempo esibisca una prestazione di alto livello, paga l’infortunio e, pur rendendosi pericoloso dalle parti del portiere verdeoro Claudio Taffarel, non riesce ad essere decisivo come nelle partite precedenti, sforzando stoicamente la gamba malconcia. Il match, difficile e teso, rimane bloccato sullo 0-0 sino alla fine dei tempi supplementari. I rigori danno la vittoria ai sudamericani per 3-2, con l’ultimo rigore sbagliato proprio da Baggio, che manda alto sopra la traversa, dopo gli errori di Franco Baresi e Daniele Massaro.
Partecipa a Francia ’98, il suo terzo Mondiale, con il ct Cesare Maldini. L’opinione pubblica si divide sul “dualismo” tra lo stesso Baggio e Del Piero, seppur rientrante da un infortunio rimediato nella finale di Champions League.
Baggio parte titolare in attacco al fianco di Christian Vieri contro il Cile nella prima partita e dimostra subito di essere uno dei giocatori più in forma tra gli Azzurri: inventa l’assist per il gol di Vieri, si procura e segna il rigore che riporta l’Italia sul pari dopo la rimonta cilena. Memorabile è l’esultanza, quasi liberatoria, dopo il centro dal dischetto, quattro anni dopo quell’infausto rigore che aveva tolto all’Italia il titolo mondiale. Dopo non essere stato impiegato nella partita degli ottavi contro la Norvegia, entra nel corso della partita con la Francia, valida per i quarti di finale, al posto di Del Piero, offre notevoli giocate e nei supplementari, lanciato da Demetrio Albertini sfiora persino il golden gol, calciando in corsa un pallone che sfila di pochissimo dal palo destro della porta di Fabien Barthez. Nell’epilogo ai calci di rigore segna il primo tiro dagli 11 metri. L’Italia sarà eliminata dopo l’errore di Luigi Di Biagio. Grazie alle due marcature di questo mondiale raggiunge il record appartenente a Paolo Rossi a quota 9 gol (il record verrà raggiunto anche da Vieri durante i mondiali 2002) nella classifica dei bomber italiani ai mondiali e diventa l’unico giocatore italiano ad aver segnato in tre mondiali diversi.
Il 28 aprile 2004 a Genova gioca, a 37 anni, per l’ultima volta in Nazionale, grazie alla convocazione-tributo da parte del ct Trapattoni in occasione di una partita amichevole contro la Spagna (fino a quel momento soltanto Silvio Piola era stato celebrato in questo modo). La partita, terminata 1 a 1, è ricca di suoi numeri e l’affetto degli sportivi italiani è espresso da ovazioni continue ogni qualvolta tocca palla e da una standing ovation quando viene sostituito negli ultimi minuti da Fabrizio Miccoli.
Bentornato in azzurro campione.