ROMA – “Santoro ha violato le regole”, e dunque “va punito”: il governo va all’attacco di Michele Santoro, subito dopo il battibecco in diretta ad Annozero col direttore generale della Rai, Mauro Masi. Il giornalista avrebbe “offeso personalità politiche” senza offrire un “corretto servizio”.
Il Ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani, ha inviato al presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, Corrado Calabrò, ”una lettera di segnalazione delle violazioni che la Rai ha concretato nel corso della trasmissione del programma Annozero del 20 e del 27 gennaio in relazione ai generali obblighi derivanti dal contratto di servizio”.
Nella missiva, inviata per conoscenza anche al presidente della commissione di Vigilanza Rai, Sergio Zavoli, e al presidente della Rai, Paolo Garimberti, ”si richiede all’Autorità di valutare la possibilità di attivare i poteri di verifica e istruttori di cui all’art. 48 del Testo Unico, nonché ogni ulteriore iniziativa di rispettiva competenza”.
In particolare, scrive Romani nella lettera a Calabrò, nel corso delle puntate di Annozero del 20 e 27 gennaio si è ”dato ampio rilievo ad affermazioni di carattere gratuito, denigratorio e gravemente lesive della dignità e del decoro di eminenti personalità politiche, che sarebbero state proferite da soggetti coinvolti nell’attività di indagine da parte della magistratura requirente”.
Dall’esame delle trasmissioni, sottolinea il ministro, l’Agcom potrà evincere ”che le modalità di rappresentazione dei fatti e delle dichiarazioni riportate nel corso di dette trasmissioni non assumevano alcun rilievo ai fini di una leale ed imparziale prospettazione delle vicende, ma esulavano dal consueto canone della continenza (intesa come obbligo di astenersi dal rappresentare fatti e circostanze superflui e comunque inutilmente lesivi della sfera di terzi) e trasmodavano in palesi violazioni della libertà e dei diritti individuali dei soggetti evocati, con particolare riguardo alla dignità della persona”; le ”modalità di rappresentazione e l’enfasi attribuita a dichiarazioni di soggetti privati non qualificati gravemente lesive della dignità e del decoro di soggetti titolari di rilevanti cariche pubbliche hanno palesemente travalicato i limiti della corretta informazione offerta dal concessionario pubblico radiotelevisivo”; ”il richiamato canone di diligenza qualificato impone evidentemente al concessionario del servizio pubblico radiotelevisivo un ricorso ancora piu’ accorto al richiamato canone di continenza, in specie quando le affermazioni testualmente riportate, di per sé prive di effettivo valore aggiunto ai fini di un’obiettiva ricostruzione dei fatti, risultino lesive della dignità e del decoro di alte cariche istituzionali”; ”in definitiva, le modalità di rappresentazione dei richiamati fatti e delle affermazioni riportate, per le modalità concrete con cui sono state poste in essere, hanno determinato gravi violazioni dei canoni di lealtà ed imparzialità dell’informazione che devono necessariamente caratterizzare l’attività di pubblico servizio più ancora che l’attività di un qualunque altro operatore della comunicazione”.