Australia, il quarto d’ora anti-misogino di Julia Gillard

CANBERRA – Tono alto e fermo. Rabbia che non scompone il caschetto perfetto. Dopo il suo discorso contro il leader dell’opposizione australiana Tony Abbott, Julia Gillard potrebbe essere non solo ricordata come il primo premier donna dell’Australia, ma come esempio per tante fanciulle che si vogliono avvicinare alla politica e lì difendersi senza passare da letti o passerelle.

La colpa di Abbott era di aver proposto una mozione per rimuovere il membro dell’opposizione e speaker della Camera Peter Slipper. Colpevole, secondo Abbott, di aver mandato sms volgari ad un collega gay. Sms in cui il sesso femminile veniva definito “una cozza sgusciata in salamoia”. Non proprio poesia, certo. Ma per un sms volgare in Italia, tanto per fare un esempio, non s’è mai dimesso nessuno.

Se la questione Slipper riguarda anche accuse di molestie in cui la stessa Gillard aveva preso posizione, questa volta la sua difesa  è diventata un attacco ad un certo maschilismo che pare proprio strisciare pure ben oltre il Mediterraneo e l’Oceano Indiano.

L’attacco di una donna “offesa”, come ha ripetuto più e più volte in quel quarto d’ora di arringa femminista (si può dire, sì, non è una parolaccia).

Anche perché lo stesso Abbott, ha ricordato Gillard, ha sul suo curriculum definizioni assai poco lusinghiere indirizzate alle donne australiane tout court, “casalinghe che stirano”. A quanto pare, però, le australiane non sono tutte casalinghe che stirano…

Alla fine la mozione non è passata, ma Slipper si è dimesso lo stesso. Un’altra lezione di stile.

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