ROMA, 16 SET – La ‘segnalazione’ per un intervento diretto del premier sulla nomina dei vertici della Guardia di Finanzia arriva pochi giorni dopo che la Corte Costituzionale ha bocciato il ‘lodo Alfano. E’ ottobre 2009. Valter Lavitola chiede alla fedele segretaria di Silvio Berlusconi, Marinella, di passarglielo al telefono.
Il premier risponde con voce stanca e, per circa sei minuti, si intrattiene con il direttore dell’Avanti. Il quale, prodigo di consigli su come poter risolvere i guai giudiziari del premier (la legge sul lodo Alfano ”lei la ripresenta con qualche modifica e questo gli riblocca tutto e in tre mesi arriva la prescrizione…”), si sente replicare da Berlusconi che un’altra norma del genere ”i fascisti, cioè Fini” non gliela passano.
E’ in chiusura che Lavitola passa al vero motivo della chiamata. Vale a dire un intervento di Berlusconi affinché il generale Emilio Spaziante diventi il ”numero due” delle Fiamme Gialle. La telefonata, pubblicata dal sito La Repubblica.it, è stata intercettata non nell’ambito dell’inchiesta della procura di Bari sulle escort e neppure di quella di Napoli sulla presunta estorsione ai danni di Berlusconi: la conversazione è fortuitamente captata dai magistrati di Pescara che indagano su una maxi evasione fiscale internazionale da 90 milioni di euro.
Per quell’indagine finisce in carcere, il 21 ottobre 2010, l’imprenditore del settore aereo Giuseppe Spadaccini, all’epoca capo della Sorem Srl, società concessionaria di un maxi appalto per lo spegnimento degli incendi boschivi sul territorio nazionale, attraverso l’utilizzo della flotta di Canadair CL-415 di proprietà della Protezione civile.
L’imprenditore abruzzese avrebbe chiesto aiuto a Lavitola per contrasti con l’allora numero uno della Protezione civile Guido Bertolaso. E’ in questo giro di telefonate che gli inquirenti si imbattono nella conversazione tra Berlusconi e Lavitola (non indagato nell’inchiesta pescarese, ‘chiusa’ lo scorso agosto e ora nelle mani del gup).
”Quella questione di cui le venni a parlare… Si ricorda qual era la faccenda del generale? O no?”, chiede il direttore dell’Avanti. ”Sì, che lui si proponeva”, risponde il premier. ”No, non per fare il numero uno. Per fare una mediazione e lui fare il numero due – si affretta a precisare Lavitola – La mediazione la sta facendo il ministro (dell’Economia Giulio Tremonti, ndr) ed è quasi fatta. Lei mi autorizzò a parlargliene. Lui mi ha detto che teneva tutto fermo fino a quando lei non si muoveva e noi si rischia il caso che da persone proprio amiche amiche amiche rischiamo insomma quanto meno che gli diventiamo antipatici”.
Berlusconi acconsente a ”fissare un appuntamento” al generale Spaziante, attuale comandante per l’Italia centrale. L’opposizione ora insorge. Emanuele Fiano, presidente del Forum Difesa e sicurezza del Pd, stigmatizza il ”lavoro metodico ed eversivo svolto da Berlusconi e da alcuni suoi inqualificabili compari per orientare al proprio interesse il funzionamento dei corpi dello Stato proposti alla salvaguardia della Costituzione e della legge”.
Ma non è soltanto la carriera del generale Spaziante a stare a cuore a Lavitola: in tempi di tagli al finanziamento pubblico all’editoria, il direttore dell’Avanti si preoccupa del futuro del suo giornale. Tanto da sollecitare il premier, dopo avergli ‘raccomandato’ Spaziante, a intervenire affinche’ Tremonti allarghi i cordoni della borsa. La Federazione nazionale della stampa ritiene che la vicenda Lavitola dimostri la necessità di una incisiva legge di riforma dell’editoria.