ROMA – La Questura di Roma, scrive Cristiana Mangani sul Messaggero, è certa di aver agito nell’unico modo possibile durante gli scontri tra Ast di Terni e polizia a Roma.
“La città era accerchiata da manifestazioni di proteste ed eventi internazionali, oltre dieci, che hanno richiesto un intervento massiccio di forze dell’ordine. I 500 operai arrivati da Terni avevano chiesto l’autorizzazione per il presidio davanti all’ambasciata della Germania. Dopo l’incontro con un funzionario tedesco – è la ricostruzione di via di San Vitale – i lavoratori hanno minacciato di occupare Termini, di raggiungere il ministero dell’Economia, dove era in corso un’altra protesta di operai. Sono iniziati i lanci di bottiglie, alcuni poliziotti sono rimasti feriti. Non gli si poteva consentire di forzare il blocco».
Il resto sono quei manganelli che si vedono nei video: una carica breve, di pochi secondi. Finisce lì, il corteo verrà autorizzato a proseguire fino al ministero dell’Economia. La polemica politica infuria. E in serata la Fiom insiste: «La questura smentisca la sua ricostruzione»”.
Sul fronte dei sindacati di Polizia reazioni divergenti:
“Il segretario del sindacato di polizia della Cgil, Daniele Tissone, ha detto: «Quanto accaduto a Roma è quanto non dovrebbe mai accadere. Le vertenze nelle quali sono coinvolti i lavoratori con le loro famiglie e il loro futuro, non possono e non devono degenerare nell’ordine pubblico che contrappone altri lavoratori. Riteniamo necessaria un’assunzione di responsabilità della politica, affinché vi siano impegno e risposte».
Il segretario generale del Sap, Gianni Tonelli: «È chiaro che ci sono stati dei disordini, ma questo è avvenuto perché qualcuno all’interno della manifestazione, probabilmente esasperato, è andato al di là del consentito e ha reso necessaria una carica di alleggerimento. Ora tutti i poliziotti italiani si aspettano una netta presa di posizione dei vertici del Dipartimento della pubblica sicurezza in loro difesa»”.
Ecco il video diffuso dalla polizia:
E quello girato da un lavoratore, Stefano Laureti:
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