Kosovo. “Cuore espiantato senza anestesia”: il video choc del traffico di organi

BELGRADO – Gli hanno espiantato il cuore senza sottoporlo ad anestesia. E’ accaduto ad un prigioniero servo di Belgrado, in Kosovo, dove il traffico illegale di organi è stato un fenomeno molto diffuso durante il conflitto armato degli anni ’90. A raccontare l’espianto sul prigioniero lo stesso uomo che l’ha eseguito, un guerrigliero indipendentista albanese dell’Esercito di liberazione del Kosovo, Ukc. Gli organi dei prigionieri serbi venivano espiantati in maniera crudele e venduti al mercato nero.

Al telegiornale del primo canale della Radiotelevisione serba (Rts), in una lingua non precisata ma molto probabilmente in albanese, con la traduzione in serbo in basso sul teleschermo, l’uomo racconta:”Mi hanno dato uno scalpello, dicendomi di cominciare subito l’espianto poiché non c’era tanto tempo. Io ho posato la mia mano sinistra sul suo petto, ho cominciato a tagliare e il sangue è subito schizzato. Non so dire se fosse svenuto o se fosse morto, io ero come fuori di me”. Descrive così l’intervento eseguito su quell’uomo, completamente cosciente e sensibile al dolore, nella classe di una scuola con la vittima stesa sui banchi.

Nell’intervista alla tv il testimone non precisa la nazionalità della vittima sottoposta al terribile espianto di cuore, ma il procuratore serbo per i crimini di guerra Vladimir Vukcevic ha detto di ritenere che fosse un serbo. Non viene neanche detto in quale località sia avvenuto il barbaro intervento, ma sempre secondo Vukcevic si sarebbe trattato di un posto nel nord dell’Albania, al confine con il Kosovo, ”alla fine degli anni novanta”.

All’intervento, sempre secondo l’uomo intervistato da Rts, avrebbero partecipato anche due medici, uno dei quali aveva condotto corsi di addestramento ai guerriglieri Uck per il prelievo di organi. A un certo punto, ha raccontato, uno dei due medici è intervenuto a incidere sul petto ”poiché si era accorto che la mia mano tremava”.

E mancando forbici adatte a incidere e tagliare le costole, è stato lui, il testimone, a proporre di usare il suo pugnale. Tagliate le costole, uno dei medici ha messo le sue mani nel petto, ”aprendo la cassa toracica”. Così, dopo aver sezionato le arterie, ”io ho preso il cuore, che batteva ancora”.

Il testimone ha poi raccontato che il cuore appena espiantato è stato sistemato in una cassetta per il trasporto di organi e condotto all’aeroporto di Tirana, dove i guerriglieri Uck sono stati accolti da militari albanesi. La cassetta è stata quindi consegnata a uno straniero, che è salito su un piccolo aereo privato apparentemente turco.

Da tempo Belgrado insiste nelle accuse di traffico di organi avvenuto in Kosovo a fine anni novanta ai danni di prigionieri serbi. Accuse che hanno trovato conferma in un rapporto del parlamentare svizzero Dick Marty, approvato nel gennaio 2011 dall’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. La Ue ha nominato il procuratore Usa John Williamson alla testa di una commissione d’inchiesta. Pristina, a cominciare dal premier Hashim Thaci, ex leader Uck, nega con forza tali accuse.

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