VIDEO YouTube – Renzi spiega Buona Scuola alla lavagna coi gessetti. I 5 punti

VIDEO YouTube - Renzi spiega Buona Scuola alla lavagna coi gessetti. I 5 punti
Matteo Renzi alla lavagna per spiegare la sua riforma sulla “Buona Scuola”

ROMA – Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, spiega la sua “Buona scuola” alla lavagna con i gessetti colorati. Si dice contento del dibattito suscitato, perché “la scuola è al centro della discussione”. Allo stesso tempo ammette di non apprezzare alcuni toni, le polemiche, i boicottaggi sui test Invalsi”.

Fa un parziale mea culpa: “Probabilmente abbiamo sbagliato anche noi nei messaggi di comunicazione”. E poi enumera quelli che sono i cinque punti della riforma che mercoledì 20 maggio sarà al voto finale alla Camera.

1) ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO –  “La cosa più urgente, non la più importante, è l’alternanza scuola-lavoro. Noi abbiamo avuto un crollo totale degli occupati con un aumento dell’occupazione giovanale impressionante. Siamo un Paese in cui i giovani che non trovano lavoro sono oltre il 40%, un dato che è tra i peggiori d’Europa. L’alternanza scuola-lavoro funziona in Germania, in Svizzera, in Austria, in Alto Adige, che la può fare per una previsione costituzionale. Nella Buona scuola si prevede finalmente l’alternanza scuola-lavoro per ridurre finalmente quel 44% di disoccupazione giovanile”.

2) PIU’ CULTURA UMANISTA – “Nella riforma chiediamo di studiare di più storia, arte, musica e lingue. Chiediamo alla scuola italiana di fare ciò che la scuola ha il dovere di realizzare, un investimento più forte non solo sugli skill, sui curricula, ma sull’esigenza di educare un cittadino. Certo, si può discuterne, ma io penso che ci vorrebbero più ore di latino. E l’idea di tornare ad investire su materie messe in secondo piano non è in contraddizione con le materie scientifiche. Ho incontrato la scienziata Giannotti e mi ha raccontato con entusiasmo il suo passato nel liceo classico. Bisogna tornare a restituire ossigeno”.

3) 500 EURO AGLI INSEGNANTI – “Diamo più soldi agli insegnanti e non meno e non solo perché da lì dipende l’autorevolezza sociale ma perché è un fatto di giustizia», ha detto il presiedente del Consiglio per spiegare il senso dei 500 euro annuali ad ogni insegnante e dei 200 milioni per la valutazione.

4) AUTONOMIA – “Autonomia, una parola, un po’ abusata, che risale ai tempi della riforma Berlinguer. Autonomia vuol dire che la scuola di Milano centro avrà caratteristiche diverse da quella di Mazara del Vallo. Autonomia significa levare, togliere, eliminare il potere alle circolari ministeriali che in stretto burocratese decidono il futuro dei ragazzi e chiedere alle scuole di aprirsi al territorio e alle realtà culturali. Questo non è svendere ai privati. Non cambia niente per il consiglio d’istituto, che è il soggetto che decide l’offerta formativa e discute e dà la linea di come si deve comportare la scuola. Presidi sceriffi? Il preside ha delle responsabilità in più, ma non sarà mai lo sceriffo. Sarà il responsabile di una comunità insieme al consiglio d’istituto, al collegio dei docenti, alle famiglie. La scuola non è mia, non è del governo, non è dei sindacati. La scuola è dove riparte il Paese”.

5) CONTINUITA’ – Quinto punto fondamentale per Renzi è la continuità dell’azione educativa con l’assunzione dei precari. “Non possiamo avere un’azione educativa spezzettata tra supplenti, controsupplenti e dintorni. Ecco perché il governo sceglie di assumere solo quest’anno più di centomila persone che avevano acquisito il diritto a essere assunte e con le quali lo Stato non aveva mantenuto la parola. Continuità significa che assumendo più persone la scuola italiana funzionerà con una stabilità educativa e non con un meccanismo in cui si forma una generazione di precari frustrata, perché anziché seguire il fuoco sacro dell’insegnamento è destinata a perdere le proprie ore dietro le trafile burocratiche delle graduatorie”.

 

 

Gestione cookie