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Fiume Po, pronto il piano anti siccità, progetti per oltre 5 milioni: dal Piemonte alla foce del delta

Fiume Po: pronto il piano anti siccità. Il governo Meloni , in queste ore, ha ricevuto addirittura 3 progetti strategici, finanziati con 5,2 milioni di euro.

È il cosiddetto “Piano invasi”. Cioè una serie di interventi di vario genere: dalla manutenzione di alcuni invasi già esistenti fino alla costruzione di nuove infrastrutture come la diga di Vetto in Val d’Enza. Una diga importante, attesa da due secoli per salvare i prati stabili del Parmigiano-Reggiano.

PROGETTI PER ARGINARE LA CARENZA DI ACQUA NEL FIUME PO

Sono tanti. Importanti. Dal Piemonte alle Bocche del Po di Pila (Rovigo). Dai primi km del Grande Fiume alla foce a delta, quando cioè  le acque sfociano in mare dopo un viaggio di 652 km, dalle Alpi Cozie al Mare Adriatico.

Una galoppata attraverso quattro regioni – Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto –  e 13 province. Raccogliendo i contributi di una quindicina di importanti affluenti come il Ticino, l’Adda, la Bormida piemontese, il Mincio Lombardo, la Secchia emiliana.

Fuori discussione la sua vitale importanza. Se il Po soffre, tutto il Paese ne risente. Come hanno ampiamente dimostrato gli ultimi mesi del 2022, flagellati da siccità e bombe d’acqua. Disastrosi gli effetti: frutteti bruciati, mucche senza latte, danni al sistema idrogeologico, incendi nei boschi, calo di produzione della energia idroelettrica .

URGENTE UNA NUOVA GESTIONE DELLE RISORSE IDRICHE

Non c’è tempo da perdere. L’emergenza è sotto gli occhi di tutti. Il quadro è allarmante come da tempo documentano Coldiretti e il segretario generale Alessandro Bratti della Autorità distrettuale del Fiume Po.

Nella agenda del Pnrr sono indicati numerosi obiettivi. Riattivare i processi naturali e favorire il recupero della diversità nel bacino del più importante Fiume italiano, nevralgico per l’economia ma compromesso  anche da escavazioni, inquinamento, consumo di suolo e canalizzazione eccessiva che ne hanno aumentato il rischio idrogeologico e devastato gli habitat naturali.

Urge pertanto una azione diffusa di ripristino ambientale, passo per una più vasta e importante “restoration ecology” del nostro paese . Per anni sul Po si è scavato nella illegalità più selvaggia. Tutti sapevano e nessuno controllava. La sabbia finissima del Po ha fatto gola a molti. Si è scavato anche di notte oltre i limiti delle autorizzazioni.  In troppi hanno allungato le mani sul Fiume. Ed ora che i buoi sono scappati, si corre a chiudere la stalla.

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