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Benzina aumentata dello sconto cancellato: speculazione zero, teatro a mille. Obbligo, inutile, di doppio cartello

Il titolo, l’annuncio, la notizia della “benzina alle stelle” sono puramente immaginari e non si riferiscono a nessuna situazione reale…Come si fa in calce ai film andrebbe aggiunta questa postilla ad ogni cronaca o quasi sulla situazione prezzi carburanti in Italia, ad ogni dichiarazione di politici di governo e opposizione, ad ogni articolazione del lamento nazionale. Puramente immaginari. Infatti il prezzo al litro della benzina è aumentato esattamente dello sconto cancellato dal governo. Cancellato perché costava un miliardo al mese che il governo non sa dove trovare. Cancellato in due tranche, prima una quindicina di centesimi e poi, al 31 dicembre, cancellata altra porzione dello sconto iniziale (pagava lo Stato) di circa 35 centesimi/litro. E ancora infatti nella prima settimana di gennaio la benzina ai distributori risultava aumentata di circa 18 centesimi, l’importo dello sconto cancellato. Quindi speculazione sta, almeno per ora, a zero. Mentre le chiacchiere confuse stanno a mille.

Confusione o depistaggio?

La benzina aumenta perché il governo ha tolto lo sconto. Punto. Ma allora perché anatemi di governo e di notiziari alla maledetta e inafferrabile speculazione? Per confusione, incompetenza, incallita favolistica o per una sorta di depistaggio? Insomma perché al governo è venuta sia la tentazione che il riflesso condizionato di puntare l’indice su qualcuno, qualcosa che non fosse la governativa abolizione dello sconto di Stato? Come sempre, una robusta miscela di forti porzioni di tutti questi ingredienti.

Carburanti, il prezzo è libero

E’ incredibile la vastità di coloro che non sanno o comunque argomentano come non sapessero che il prezzo della benzina in Italia, come quello di infinite altre merci, è libero. Ciascuno può fissarlo a quanto vuole, non c’è il prezzo di Stato. Come avviene per generi alimentari e per vestiario o per beni durevoli il prezzo di vendita il venditore lo fissa liberamente, nessuno può determinarlo per lui e quindi imporlo. Non siamo infatti un sistema socio politico ad economia statalizzata (per fortuna). Se un benzinaio volesse oggi vendere la sua benzina a tre euro al litro potrebbe, non sarebbe vietato, tanto meno reato. La sanzione sarebbe che da lui a far benzina non ci va nessuno. Eppure resta incredibile la vastità del numero di persone, comuni e qualificate, che auspicano, attendono, parlano di interventi del governo sul prezzo che i benzinai dovrebbero praticare. Confusione, incompetenza, incallita favolistica…Ne son pieni ricolmi, debordanti televisioni, giornali, agenzie di stampa, Parlamento, pronunce di associazioni e comitati.

E un po’ di panico furbetto.

Si è detto dei “furbetti della pompa” e si dice di dar loro, se non la caccia, almeno la colpa degli aumenti. L’unico conato di furbetteria finora massiccio è quello del governo di allontanare da se stesso l’amaro calice della responsabilità dell’aumento del prezzo della benzina. Togliendo lo sconto il governo ha fatto cosa inevitabile e probabilmente giusta in relazione alle poste e scelte di spesa pubblica. Ma poi ha preso paura, se non panico. Ed è partito un implicito ed esplicito: non siamo stati noi, è stata la speculazione, sono stati i furbetti. Fino alla scenica e teatrale convocazione di Consiglio dei Ministro dopo consultazione con capo Guardia di Finanza. Per ritrovarsi in mano e dover comunicare al paese che la benzina è aumentata di quanto il governo ha tolto di sconto. Punto. E allora? Allora, tanto per inventarsi qualcosa, dal governo l’obbligo ai benzinai di esporre doppio cartello: quello col proprio prezzo di vendita e quello col prezzo medio di vendita in Italia. Burocrazia farraginosa e inutile spacciata per impulso alla concorrenza.

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