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Guillermo Ochoa: “Le sei dita? Magari. Sono solo cinque, ma ben allenate”

Guillermo Ochoa, 37 anni, dopo aver disputato il suo quinto Mondiale ha accettato la sfida della Salernitana: “Sono qui per giocare, voglio concentrarmi sull’obiettivo salvezza. La serie A è un sogno. Qui sento la stessa passione della mia terra per il futbol, che è vissuto come una religione”.

La Serie A in calo? “Non sono d’accordo, la serie A è sempre la serie A. Solo che adesso ci sono anche altri campionati di alto livello, come la Premier, mentre prima c’eravate solo voi. I campioni oggi hanno più scelte”.

Buffon è ancora il più forte? “La categoria non importa. Gigi è una leggenda, infatti a 45 anni gioca ancora. Un campione infinito. Il mio mito d’infanzia. Se gioco in porta, è per lui”.

Capitolo Mondiali

Come mai ai Mondiali si trasforma? “Il mio problema è stato uno solo: il passaporto. Fino a tre anni fa ero extracomunitario e difficilmente le grandi squadre prendono un extracomunitario in porta, preferiscono tenere il posto per un attaccante. Ma mi hanno sempre cercato”.

Sesto Mondiale obiettivo o sogno? “Tutti e due. Mi sento in forma, voglio provarci. Si giocherà nel mio Messico, oltre che in Usa e Canada. Sarebbe un finale di carriera splendido”.

Pregiudizi sul Messico? “È come per l’Italia, no? Pizza, mafia. Il Messico per chi non lo conosce è tre cose: tequila, narcos, Cancun. Un po’ è colpa delle serie televisive, che mitizzano la violenza. Amo il Messico[…]: voglio mostrare che il mio Paese non è solo sparatorie. Siamo una terra piena di storia e di arte”.

Le sei dita

“Ancora con questa storia! È uno scherzo, in Messico il 28 dicembre si festeggia una cosa che è come il vostro pesce d’aprile, sui giornali e in tv tutti scherzano e dicono cose non vere. Il mio segreto sono le sei dita? Magari. Sono solo cinque, ma ben allenate”.

 

 

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