Reddito di cittadinanza, a Beppe Grillo il M5s lo ha dato super: 300mila, è forse uno degli interventi socialmente utili per cui il partito chiese soldi ai parlamentari?
L’invito era assai apprezzabile per non dire molto generoso, un aggettivo che ha un uso sempre più raro nel nostro Paese. In poche parole si chiedeva (o si ordinava?) ai parlamentari dei 5 Stelle di versare al partito o al Movimento (chiamatelo come più vi aggrada) una parte del loro stipendio di circa dodicimila euro netti al mese. Lo scopo? Molto significativo: destinare quel danaro a interventi socialmente utili o di sostegno alle piccole aziende. L’iniziativa aveva ricevuto il plauso dell’opinione pubblica perché essa era convinta che qualcosa stava cambiando nei Palazzi del potere.
Giusto l’imperfetto “stava”. Qualche mese dopo si è saputo (di recente) che trecentomila euro l’anno (ripetiamo la cifra 300 mila euro) venivano destinati al patron dei pentastellati. Facciamo un piccolo calcolo: 300 mila diviso 12 vogliono dire poco meno di 30 mila euro al mese. Per fare che? Qual è lo scopo dei viaggi romani dell’ex comico? “E’ un consulente”, rispondono all’unisono i dirigenti grillini. In che cosa consistono queste consulenze visto che al vertice del Movimento c’è un avvocato chiamato Giuseppe Conte, premier per due volte nel passato più recente?
Sbagliamo: forse è quel sussidio che ha come strenui difensori i 5 Stelle: si, insomma, il reddito di cittadinanza, quel sostegno di cui i pentastellati si vantano perché ha ridotto notevolmente la povertà in Italia. Bene: diciamo pure che i grillini hanno ragione, che il reddito ha aiutato molto le categorie meno abbienti del nostro Paese.
D’accordo: ma che c’entra lo stipendio di Grillo in tutto questo? E’ giusto definirlo così o c’è altro modo per chiamarlo? Infatti, un mensile si dà ad una persona che lavora o ha lavorato per colui che lo ha assunto. Ma in questo caso chi è il superiore, chi impartisce ordini e governa l’azienda? La stessa opinione pubblica che aveva applaudito quando aveva saputo di questo progetto ora rimane interdetta, perplessa. Ed anche fra i parlamentari del partito c’è chi mugugna e non capisce. Si può dar loro torto?
E’ naturale che a Montecitorio e a Palazzo Madama si commenti lo stipendio di Grillo. Torna alla ribalta il reddito di cittadinanza che ha diviso il mondo politico in favorevoli e contrari. E’ giusto mantenerlo così come è oggi, oppure è necessaria una revisione? Giorgia Meloni, appena si è insediata a Palazzo Chigi, ha espresso quel che pensava del reddito e di coloro che lo percepivano.
Troppe persone non ne avevano diritto e, oltre alla prebenda dello Stato, queste stesse persone lavoravano in nero, favorendo una piaga che gli stessi pentastellati avevano combattuto e continuavano a combattere. Allora, forse i 5Stelle dovranno chiarire le ragioni precise di questo lauto stipendio. Lo debbono alla gente e ai senatori e onorevoli che fanno parte del Movimento. D’altronde, non è questo il solo caso che lascia perplessi.
Di recente si è scoperto che Matteo Renzi, fra viaggi in Medio Oriente, consulenze e lezioni di un certo rilievo guadagna in un anno 2 milioni e 500 mila euro, soldi tutti denunciati all’agenzia delle entrate. Nulla da dire sulla chiarezza del leader di Italia Viva, ma certamente quelle persone che riescono a portare a casa assai meno di mille euro al mese, battendosi per mettere insieme il pranzo con la cena, forse (ma senza forse) avranno il diritto di lamentarsi? O no?