Giorgia Meloni presidente del Consiglio dei ministri sa che se fa contenti in tutto e per tutto i balneari che detengono concessioni spiagge e arenili e gestiscono stabilimenti questo le costa una enormità. Giorgia Meloni, e con lei l’Italia, devono trattare, quando non chiedere, alla Ue un Fondo, un altro Fondo comunitario (cioè con i soldi della Ue) a sostegno imprese ed economie. Un altro Fondo dopo quello denominato Next Generation, Fondo di cui l’Italia è la maggior beneficiaria (più di 200 miliardi tra prestiti a tasso agevolatissimo e miliardi regalati). E Giorgia Meloni e l’Italia devono rinegoziare con la Ue e con gli altri paesi le nuove regole comunitarie su deficit e debito (quelle sospese per pandemia vanno rifatte e riadattate). Tradotto: gli Stati della Ue hanno avuto dal 2020 licenza di spendere a debito e lo hanno fatto. Nel 2024 però devono esserci nuove regole nel far debito e deficit. E queste regole vanno scritte nel 2023. L’Italia deve ottenere che queste nuove regole non siano stringenti e questo è particolarmente difficile a misura del Bilancio pubblico italiano e delle tradizioni di spesa della sua politica. Che c’entra questo con i balneari? L’Italia e la Meloni devono andarsi a sedere con dignità, fermezza e responsabilità ad un tavolo dove si deciderà dei connotati economici della Ue. Possono andare a sedersi, accomodarsi con una pernacchia agli astanti. Astanti cui chiedono ascolto, comprensione, disponibilità, agio, rispetto e miliardi?
La pernacchia alla Ue
Una pernacchia alla Ue? Milioni di italiani magari la trovano una trovata e una postura brillanti. Perché e fino a che pensano e vien fatto loro pensare che la pernacchia sia pronunciabile e mostrabile gratis. Già, il cittadino comune (ma anche il giornalista e l’onorevole) fa gran fatica a collegare. Proviamo così: la Ue firma con l’Italia un contratto (e viceversa ovviamente): io ti do miliardi (Next Generation) tu in cambi modifichi un po’ dei tuoi connotati, ad esempio introduci nella tua struttura socio economica un po’ di concorrenza. Bene, patto siglato. I miliardi cominciano ad arrivare, la concorrenza proprio no. La concorrenza in Italia fa orrore a tassisti, ambulanti, piccolo commercio, ordini professionali, balneari…La concorrenza è vissuta come offesa e sfregio al diritto acquisito. La concorrenza è…l’invasore straniero, straniero e maligno. Quindi tutti i No concorrenza fanno muro…e anche muro del pianto: “ci mettono in ginocchio…posti di lavoro a rischio…famiglie sul lastrico…”. I No concorrenza mai quasi sempre si vestono di tricolore (l storia Alitalia è lì a massiccia ed esaustiva documentazione). Ora immaginate: cara Ue, cari paesi, governi, elettorati e contribuenti della Ue, noi Italia i miliardi da prendere questa parte dell’accordo la rispettiamo ma vogliamo essere esenti dalla parte che ci risulta fastidiosa, quella per cui dovremmo introdurre concorrenza in patria in modo che l’iniezione di denaro comunitario sviluppi Pil e non rendita. Anzi, visto che ci siamo, facciamo altro debito comune, comune ma sia beninteso con le vostre garanzie finanziarie e con garantite le nostre abitudini? Giorgia Meloni lo sa che questa è la scena che rischia e lo sa quanto le costerebbe a lei e all’Italia la pernacchia balneari alla Ue.
Ultima spiaggia, mai
Governo Draghi e Consiglio di Stato avevano fatto legge e sentenza secondo cui le concessioni demaniali su coste e litorali italiani (si tratta di terreni pubblici) andavano messi a gara entro il 2023. A gara, gara pubblica. Non espropriati, non tolti a chi li ha appunto in concessione. Gli attuali concessionari, i balneari appunto, potevano concorrere, succedere a se stessi e partivano in condizioni di sostanziale prelazione di cui la legge e le gare tenevano conto. Ma l’idea stessa della gara, della messa a gara, della concorrenza, da sempre è risultata intollerabile per i balneari. Che da sempre hanno premuto per rinvii e proroghe e sempre le hanno ottenute, La loro ultima spiaggia mai arrivava e loro sono convinti arriverà l’anno del mai e il giorno del poi. E infatti arriva in Parlamento proposta perché le gare si facciano “quando ci sarà riassetto e riforma generale del sistema”. Cioè appunto e precisamente l’anno del mai e il giorno del poi. Altro che 2023. La Destra, le destre al governo propongono di far felici i balneari. Ma Giorgia Meloni sa quanto le costa e quindi esita.
Così pochissimi eppur fortissimi
Fin qui la storia, ma manca di un particolare. Essenziale alla natura e comprensione della storia stessa. I balneari sono numericamente pochissimi: settemila circa le concessioni rilasciate. Settemila, anche a moltiplicare per famiglie e indotto fa centomila, duecentomila voti. Se con somma disinvoltura e per stringenti ragioni di cassa si sono tolti, 3,5 miliardi l’anno (vita natural durante del pensionato) alle pensioni e pensionati al di sopra dei duemila euro lordi, se con somma disinvoltura e determinazione al governo si è ritenuto politicamente praticabile non far contenti, anzi togliere robustamente soldi ad almeno sette milioni di pensionati (probabilmente di più) sotto forma di mancata rivalutazione delle pensioni all’inflazione, perché mai politicamente impraticabile non una sgarbo ma un adeguamento al reale per settemila balneari? Perché così pochissimi e così fortissimi?
Principio sacro e onorato: tutto il preso è per sempre
Pochissimi eppur fortissimi perché i balneari sono l’incarnazione e la dimostrazione in terra del principio sacro ed onorato per cui tutto il preso è preso per sempre. I balneari sono la falange e al fianco hanno opliti e cavalieri: i tassisti, gli ambulanti, il piccolo commercio, le professioni arroccate intorno al castello degli Ordini professionali, i sindacati del pubblico impiego…I balneari incarnano, rappresentano e lottano sotto la bandiera del “ciò che ho preso (la concessione) me lo sono dato”. E quindi di fatto la concessione non è più tale, il bene demaniale prede la sua natura pubblica. Gara sulla “mia” concessione sarebbe esproprio, al massimo affitto…ad equissimo canone. I balneari rappresentano, incarnano, lottano sotto la bandiera del “sono arrivato prima, ho diritto ad accomodarmi a vita”. E poggiano la propria forza, a suo modo etica, sul principio fondante della cultura civica della nazione: quello per cui la cosa pubblica è “res nullius”, cosa di nessuno. Vale per i soldi pubblici, vale per le tasse, vale per i servizi pubblici, vale per lo Stato. In tutti questi e altri comparti della vita associata è maggioranza la quota di cittadini italiani che pensano sia roba di nessuno. Nessuna sorpresa ci sia chi pensa lo stesso per le spiagge, che diventano roba rispettabile e preziosa quando appunto smettono di essere roba di nessuno e diventano roba “mia”.