Estendere l’anticipo di 4 mesi per figlio a tutte le forme pensionistiche per le donne. E’ l’ipotesi al vaglio del governo per la riforma complessiva delle pensioni, secondo quanto riferiscono i sindacati dopo l’incontro al Ministero del Lavoro.
Al netto di opzione donna, il governo valuta di ampliare i quattro mesi di anticipo per ogni figlio, già previsti dalla riforma Dini solo per chi è nel contributivo pieno, anche agli altri trattamenti previdenziali. Quattro mesi di anticipo equivarrebbero a 700 milioni di spesa in più, aggiungono, spiegando che sono in corso valutazioni tra tecnici del Lavoro e Mef.
Uil, il governo si è impegnato a modificare Opzione Donna
“Il governo ha messo sul tavolo una prima intenzione di modificare la norma su Opzione donna”, ha spiegato il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri. “Ma non ha spiegato se sarà una ulteriore modifica o il ripristino” della forma precedente all’ultima legge di Bilancio che ha ristretto i criteri.
“Il governo si è impegnato a modificare l’attuale norma – prosegue Bombardieri – e a darci risposta nelle prossime ore, nei prossimi giorni perché si stanno confrontando tra ministero del Lavoro e Mef. Quindi aspettiamo di avere qualche notizia. Saremo soddisfatti quando avremo risposte alle nostre richieste. Bisogna passare dalle dichiarazioni ai fatti”, conclude Bombardieri aggiungendo che al momento non ci sono già altri appuntamenti fissati.
Cgil, incontro interlocutorio
Per la Cgil, quello al ministero è stato “un incontro assolutamente interlocutorio”. Così il segretario confederale, Christian Ferrari, al termine dell’incontro, dedicato in particolare al tema dei giovani e delle donne. “Non abbiamo avuto risposte a partire dalla prima questione, che avevamo sollevato già al primo incontro, il ripristino di Opzione donna. Non perché riteniamo che quella sia una soluzione – sottolinea – ma il punto di partenza per rendere credibile un percorso che metta le donne e i giovani al centro. Questa risposta non c’è ancora, è una mancata risposta ad oggi nei confronti di 25mila donne che mediamente utilizzano questo strumento ma è soprattutto un segnale politico che non fa ben sperare rispetto alla serietà e alla credibilità di un percorso che avrebbe ben altra ambizione rispetto al solo ripristino di una misura parziale. Se non riusciamo nemmeno a ritornare alla casella di partenza su Opzione donna come potremmo dare una risposta vera alla condizione previdenziale delle lavoratrici d’Italia? Questa è la domanda con cui siamo rimasti al termine di questo incontro”. Per quanto riguarda i giovani, “oltre alle misure previdenziali, che auspicabilmente si discuteranno, è fondamentale il contrasto alla precarietà che è la vera causa della prospettiva previdenziale critica per i giovani: c’è bisogno di allargare la base contributiva e la prima leva è il salario e un lavoro stabile”.