La notizia, in buona misura perfino inattesa, è che il ministro Valditara ha tra i suoi canoni culturali il “qui non si parla di politica” che una volta era il testo e il motto di cartelli nelle barberie e nei bar osterie. Giuseppe Valditara ministro dell’Istruzione quel cartello lo rivendica dietro ogni cattedra e in ogni aula. Lo rivendica con orgoglio e determinazione, orgoglio di una cultura secondo la quale la res pubblica e sapere, occuparsi di questa è sempre attività sospetta e deviante. Deviante almeno dal buon ordine delle cose, deviante dal buon procedere del lavoro, dello studio, del buon e ordinato scorrere della vita quotidiana.
La politica come cosa che distrae, dirazza perché ha un fondo impuro con cui il bravo insegnante o studente (cittadino?) farebbe bene a non mischiarsi. La politica che un po’ maleodorante è e quindi non si addice al decoro. In questo caso della scuola. La notizia, piccola perché scontata, è che ministro Valditara fascista o amico dei fascisti assolutamente non è, e questa, diciamolo, non è una gran notizia nonostante sia notizia palese misconosciuta dalla stampa di opposizione che si delizia a dare ogni giorno conto della quotidiana rediviva marcia su Roma. La notizia grande è che la cultura di Valditara ministro è fatta di paglia secca e infiammabile.
Paglia, pagliuzze piccole piccole
Valditara ministro dice con fermezza che oggi in Italia non c’è fascismo e quindi è “ridicolo” di fascismo parlare. Seguendo sillogismo, oggi in Italia non c’è Roma antica quindi è “ridicolo” parlare di storia romana. Ministro Valditara mostra, anzi esibisce cultura che non distingue, non sa prima ancora di non voler distinguere, tra fenomeno storico sociale e cronologia e fenomenologia del suo manifestarsi. Parole difficili, per il ministro si dica: il fascismo di Mussolini e del ventennio del secolo scorso non c’è e non ci sarà più pari pari ma, come accade nella storia degli umani da quando la Storia è Storia, non è che repubbliche, dittature, rivoluzioni, regimi siano una volta e poi mai più.
La notizia è che al ministro dell’Istruzione va spiegato che colonialismo, democrazia, Stato liberale, cesarismo…sono categorie storiche e non concrezioni di cronaca. Il ministro dice: Cesare non c’è, qui e adesso, perché parlate di cesarismo? Ridicolo! Il ministro dell’Istruzione è qui come lo studente all’esame che dice: non ero nato, che posso sapere dell’antica Roma, del Risorgimento, della Prima guerra mondiale? Eccola la notizia: la cultura di riferimento e di sostegno del ministro Valditara è a corto raggio…temporale.
Non nominare il fascismo invano
L’intimazione a non nominare il fascismo invano rivolta ad una preside di scuola fiorentina che sul fascismo fenomeno sociale rifletteva oltre che figlia legittima della cultura del “qui non si parla di politica” intimato a barberie e osterie, è anche burbera. Una roba da sergente e ci perdonino i sergenti veri. Una roba da sergente caratterista in una sceneggiatura cinematografica. Che non si ripeta più, altrimenti prenderò provvedimenti…E che fa ministro Valditara se si ripete che qualche insegnante parla a scuola di fascismo, lo manda al confino in qualche sede scolastica isolana? La burbanzosità da operetta messa in scena da Valditara ha una miccia, una miccia che si è accesa.
Nella cultura del ministro, che fascista non è e tanto bene cosa fascismo sia neanche deve proprio sapere, sentire quelle sillabe accende una spia: ucci, ucci sento odor di sinistrorsi. Chi dice fascismo deve essere per forza un agit prop (così venivano bollati non solo i comunisti ma tutti i “sinistrorsi” qualche decennio fa). Perché, nella cultura di ministro Valditara se ti occupi e parli di politica non solo sei di sicuro sinistrorso ma sei anche agit prop, agitatore di propaganda, ovviamente sovversiva. L’equazione: politica-sinistra-disordine. Equazione di una cultura esile come fili di paglia che alla parola politica di sospetto si infiamma.