Fotocamere nei boschi, foto d'archivio Ansa Fotocamere nei boschi, foto d'archivio Ansa

Fotocamere nei boschi tra Italia e Slovenia per fermare l’arrivo dei migranti

Sessantacinque fotocamere saranno posizionate nei boschi di confine tra l’Italia e la Slovenia per intercettare i migranti.

Sono fotocamere, sistemi di rilevazione ottica mobili denominate poco felicemente ‘fototrappole’. Il loro scopo è quello di fare da deterrente agli immigrati irregolari – e relativi passeur – che potrebbero essere immortalati al passaggio nei boschi al confine tra Slovenia e Italia. Il tratto finale della cosiddetta ‘rotta balcanica’. Sono 65, acquistate alla fine del 2021 dalla Regione Fvg, e saranno consegnate questa settimana alla Polizia locale di Trieste. Questa, a sua volta, le distribuirà alle altre forze dell’ordine. Per la precisione: 50 saranno distribuite nel capoluogo giuliano (20 alla Questura, 10 al Comando provinciale dei Carabinieri, 10 a quello della Guardia di finanza; le altre resteranno alla Polizia locale). Le altre 15 saranno in parte consegnate alla Questura di Gorizia.

Fotocamere nei boschi tra Italia e Slovenia, come funzioneranno

L’obiettivo, come annunciato nel 2020, è ottimizzare gli interventi di contrasto al fenomeno e favorire le riammissioni in Slovenia, una volta che si possa provare che l’immigrato è arrivato in Italia irregolarmente dal Paese confinante. Ma probabilmente le apparecchiature non saranno utilizzate soltanto nelle zone boschive di valico: possono essere spostate con facilità, le batterie sono alimentate con pannelli solari, quindi saranno sicuramente impiegate anche per funzioni di polizia giudiziaria. Come prevede il Questore di Trieste, Pietro Ostuni che immagina possano essere affidate anche a Squadra mobile, Ufficio prevenzione generale, Commissariati, allo scopo di contrastare altri reati come furti e spaccio di droga. E perché no, perfino per monitorare fenomeni come abbandono dei rifiuti e vandalismi.

“E’ molto positivo”, commenta il governatore Fvg Massimiliano Fedriga: “Riuscire a intercettare i percorsi che compie l’immigrazione irregolare e a intercettare i passeur è un contrasto importante e devo dire molto deciso a chi tratta carne umana e a chi guadagna sul traffico di esseri umani”.

Fedriga ha detto di essere “rimasto sconvolto per le polemiche, perché evidentemente bisogna anche negare di avere le strumentazioni per combattere i trafficanti. Mi sembra una cosa folle e inumana”. D’accordo anche il questore di Gorizia Paolo Gropuzzo, il quale però precisa che le fotocamere permettono di documentare il passaggio dei migranti, ma se poi questi chiedono asilo, dal punto di vista giuridico la situazione resta invariata. Soddisfazione è stata espressa anche dall’assessore regionale alla Sicurezza, Pierpaolo Roberti, convinto fautore dell’iniziativa. Scettico invece è invece il presidente della onlus Ics che si occupa di immigrati: “E’ tutto da dimostrare che possano servire a individuare i trafficanti: spesso i migranti arrivano a bordo di auto o furgoni e non passano per i boschi”.

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