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Codice Appalti: fare al prezzo di rubare o non rubare al costo di non fare?

Il bivio è noto, quasi antico e una via mediana, e per questo diversa dall’una o l’altra brusca svolta, l’organismo socio politico chiamato Italia non è mai stato in grado di trovarla. Il bivio è imposto dal come ci siamo voluti ed evoluti come corpo sociale, il bivio è imposto dalla nostra storia recente, storia sociale, culturale, economica e politica. Contro il bivio regolarmente andiamo a sbattere e rimbalzare perché il bivio non siamo in grado e non vogliamo smontare. Il bivio, al bivio prima strada possibile, possibile per il sistema Italia: fare, fare, fare. I primi due “fare” sono relativi al far girare soldi pubblici. Il più possibile senza controlli e regole. I controlli in Italia sono sempre ex post e questo intralcia, ritarda, blocca.

I controlli preventivi la Pubblica Amministrazione ma soprattutto la Pubblica Coscienza Civile (fingiamo esista questa istituzione) non ha voglia, cultura, competenza e interesse materiale a farli. Quindi fare e poi fare significa in Italia chiedere e ottenere finanziamenti e conseguenti appalti. Fare, fare che il denaro pubblico corra e scorra. Il terzo e ultimo fare è quello più propriamente dei cantieri e delle opere. La prima strada che è quindi per noi possibile prendere al bivio porta in proporzione al fare, base cento, 30 di cantieri e 70 di finanziamenti e stanziamenti. E’ la strada, nei fatti e nella consolidata esperienza, del fare (qualcosa, qualcosa che è molto meglio di niente) al prezzo di rubare, far rubare, aver il rubare, l’arraffo e spartizione di denaro pubblico come comprato dell’economia nazionale.

Il “primato” della politica nel maneggio soldi

Nel Codice degli appalti nuovo di zecca rivendicato da Matteo Salvini come sua creazione la politica, soprattutto quella locale, si prende tutto il “primato” nel maneggio soldi pubblici. Regioni, Comuni, Enti Pubblici vari se devono spendere 150 mila euro per un qualche lavoro potranno letteralmente chiamare a farlo chi gli pare, anche per paradosso un parente dell’assessore. Ma 150 mila euro…Basta, ci vuole un limite anche all’ossessione del controllo, si può vigilare sulle casseforti, non sui borsellini. Ma fino a 5,3 mln, i vecchi dieci miliardi di lire, il nuovo Codice degli Appalti si prende e offre la libertà, anzi la licenza di assegnare e distribuire senza dover fare gare. Le gare sono fastidiose, importune. Soprattutto se a gareggiare dovessero essere chiamate le aziende pubbliche e semi pubbliche che erogano servizi pessimi in regime di sostanziale monopolio. E comunque la politica difende così il suo diritto di spreco di denaro pubblico.

Che poi, visto dalla politica, spreco non è ma finanziamento di piccole grandi fabbriche di stipendi&consensi. Ma c’é di più nella scelta di imboccare la prima delle possibile vie al bivio, c’è appunto la scelta “etica” per cui  il fare val bene il rubare. Una società civile, delle lobby, corporazioni e anche della normale brava gente come quella italiana farà, ha abbondantemente mostrato di saperlo e volerlo fare, da spugna allo scorrere di denaro pubblico. Tratterrà quote rilevanti, come ha sempre fatto, dei miliardi del Pnrr o dei Fondi Ue o di qualunque altro finanziamento pubblico. Nella misura presumibile, si potrebbe dire storica, del 70-30 tra spalmatura nelle tasche private e concreto cantiere di pubblica utilità. Non è ossessione giustizialista a dirlo, sono le cifre di bilancio dell’esperienza storica, della serie storica della spesa pubblica italiana. Schema fisso, lo si è visto riproporsi con rigore in tema e terra di ogni bonus, lo si vedrà, quando sarà, in tema e terra di autonomie regionali. Siamo, ci siamo fatti così: per aprire e concludere un cantiere vero occorre nutrire molte e diffuse istanze e 2territori” sociali. La prima via al bivio è quella del fare, anche al prezzo del far rubare. Rubare poco, rubare tutti, se è denaro pubblico è pure volano dell’economia…

La seconda via è monastico tratturo

La seconda via del bivio è quella di un monastico tratturo che conduce in un mondo, reale, realissimo, dove un’opera pubblica in Italia dieci anni non bastano ad aprire il cantiere, figurarsi a realizzarla. La seconda via del bivio è l’immobilità irresponsabile travestita da irreprensibile. La seconda via ha come stazioni di posta e rifornimento l’inadeguatezza professionale e operativa della Pubblica Amministrazione, la pavidità civile della politica cosiddetta di territorio, il soffocante e prepotente “non nel mio giardino”, la pestilenza sociale e culturale, ormai pandemica del morbo del “No a…”. La seconda via è quella in cui si è impantanata una società che nasconde dietro il “sono tutti ladri” la sua ormai conclamata incapacità, inadeguatezza, malavoglia del produrre valore, ricchezza, scienza, cultura. La seconda via è quella del non (far) rubare al prezzo del non fare.

Ora lo scarto, brusco

Ora, per volontà di governo e drammatica urgenza di Pnrr, si scarta, bruscamente, verso la prima via. Le soglie di appalto ad affidamento diretto senza obbligo di gara sono le più alte dai tempi di Tangentopoli. Il 95 per cento degli appalti con questo Codice sarà libero e sciolto dall’obbligo di gara. Un testa coda a tutta velocità possibile immaginabile per uscire dal tratturo. Ma questo avviene in un paese, in una società civile che ha appena dato vita alla più colossale truffa di massa ai danni del pubblico denaro, quella dei bonus edilizi. In una società dove è bastato accennare a controlli sul Reddito di Cittadinanza per veder calare le domande del 65 per cento. In una società civile dove ad ogni ispezione una casa di riposo per anziani su tre ruba su di loro.

Dove ad ogni verifica almeno un ristorante, bar, benzinaio, bottega, ambulante ruba al fisco e al consumatore. Dove, a destar mirabilia per l’intensa luminosità del fenomeno, tutti sanno e dicono che non ce la faremo a fare di 200 mld Pnrr e circa altri 400 di Fondi sviluppo treni, porti, asili, ospedali, reti digitali e quanto altro entro il 2026. E tutti contemporaneamente chiedono, esigono, implorano, rivendicano più soldi, più finanziamenti. Per farne cosa? Per quel 70 per cento di cui sopra. L’alternativa, il bivio reale è: o 30 per cento di cantieri al prezzo del 70 per cento di arraffo/distribuzione o 10 per cento di “olio sociale” al costo di, se va alla grande, di non più del 10 per cento dei cantieri possibili e necessari.

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