Il tumore dell’ovaio nel 2020 ha visto in Italia 5.200 nuove diagnosi e 3.200 decessi: sistemi di diagnosi precoce basate sulla biopsia liquida permetterebbero di anticipare la diagnosi di una ricomparsa della malattia e renderla più curabile.
Tumore all’ovaio: con la biopsia liquida diagnosi più precoci
Questo uno degli obiettivi del progetto Pink Union di Fondazione Humanitas per la Ricerca, che sarà supportato dai ricavi degli store della Rinascente di Milano, Monza e Catania.
Oggi sono 49.800 le donne viventi in Italia dopo una diagnosi di tumore dell’ovaio, ancora troppo poche. Nell’80% dei casi, a causa della sua asintomaticità, viene diagnosticato tardi, in stato già avanzato o metastatico.
Intercettarlo in una fase più iniziale e riconoscerne le diverse tipologie. Rendendolo più facilmente curabile sono gli obiettivi su cui si concentrano i progetti di Ricerca condotti presso Humanitas.
“Gli inibitori dell’enzima PARP (Parp-inibitori) – spiega Maurizio D’Incalci, responsabile del Laboratorio di Farmacologia antitumorale – si sono già dimostrati efficaci in caso di mutazioni nei geni BRCA1 e 2. Recenti ricerche però dimostrano che sono potenzialmente efficaci anche in altre pazienti”.
Per individuare chi può beneficiarne, i ricercatori stanno mettendo a punto un sistema poco invasivo. Maneggevole per il clinico e a basso costo per il sistema: la biopsia liquida.
Cercare indizi nel plasma anziché nei tessuti
“L’obiettivo – prosegue D’Incalci – è rilevare nel plasma sanguigno, anziché nei tessuti tumorali, elementi che aiutino a capire se una paziente sta rispondendo positivamente alla terapia. Lo studio ci permetterà di validare l’efficacia diagnostica della biopsia liquida in combinazione con gli esami radiologici. Secondo dati preliminari, questo protocollo permetterebbe di identificare, con un anticipo di circa 4-6 mesi rispetto alle metodiche standard, il rischio di ricomparsa di malattia”.