Il cartello alla sua prima riga, in evidenza massima, nei caratteri tipografici più grandi e con il colore rosso segnala: “Attenzione!”. E quindi uno che legge si aspetta un richiamo all’attenzione per la pericolosità, potenziale, del macchinario. No, quella a cui bisogna fare attenzione, quel da cui guardarsi è la gente, gli umani, anche e soprattutto i più comuni, non le macchine o i macchinari, anche i più semplici. Il cartello infatti prosegue ed esplicita nelle righe disposte sotto la scritta Attenzione!
Scemi di impulso
“La Culla per la vita” è ora in funzione. Si pregano i gentili visitatori di astenersi dall’azionare inutilmente il sistema di apertura e/o il dispositivo di interfono, al fine di evitare falsi allarmi. Grazie”. Questo il cartello, posto in evidenza a fianco della Culla per la vita della clinica Mangiagalli a Milano. La culla per la vita è composta da un pulsante che apre e chiama. Apre una saracinesca dietro la quale vi è di fatto una sorta di culla di prima accoglienza per il neonato/a lì lasciato, abbandonato, affidato…ognuno scelga il termine che vuole. E in contemporanea il meccanismo chiama con richiamo sonoro medici e infermieri.
Se il cartello è lì, se qualcuno ha ritenuto necessario metterlo lì, quel cartello è anche la testimonianza, la prova dell’esistenza massiccia, comunque non episodica, di chi, passando, preme il pulsante che mette in funzione la culla per la vita. Non ha neonati da affidare o abbandonare, c’è gente che preme il pulsante per…premerlo. Impulso sciocco e scemi di impulso.
Magari un selfie?
E’ la gente che, dopo aver premuto per gioco il pulsante, magari un selfie mentre la culla si apre? Magari un video piccolo piccolo per far vedere agli altri della gente cosa c’è dentro la culla per la vita? E’ la gente e…non puoi farci niente. Salvo mettere un cartello e chiamare questa gente “gentili visitatori” sapendo che stai stampando una bugia chiamandoli così. Ma chiamarli scemi di istinto, impulso e natura su un cartello purtroppo non si può.