Il fumo di sigaretta, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), rappresenta il più grande fattore di rischio evitabile per la salute nel mondo. Sono oltre 8 milioni le vittime causate ogni anno dalle malattie legate al fumo, di cui 93mila solo in Italia, con elevatissimi costi diretti e indiretti per il Sistema Sanitario Nazionale, pari a oltre 26 miliardi di euro. Se nel mondo l’OMS stima ci siano ancora oltre un miliardo di fumatori e che circa lo stesso numero di persone fumerà nel 2025. Lo stesso vale per il nostro Paese: in Italia, infatti, dopo una riduzione nel numero dei fumatori che ha fatto seguito alla introduzione della Legge Sirchia, si è assistito a un lungo periodo di stagnazione che nel 2022 ha portato a una percentuale di fumatori del 24.2%, un valore che non era più stato registrato a partire dal 2009.
Secondo i dati Eurispes sui Centri Antifumo italiani, questi dati non sembrano destinati a migliorare: nell’ultimo anno i Centri Antifumo italiani – il principale baluardo della sanità pubblica rispetto all’obiettivo di cessazione di 12 milioni di fumatori – hanno ricevuto un totale di 8500 chiamate, pari a meno dell’1% dei fumatori. Inoltre, solo un fumatore su dieci (9,6%) che ha provato a smettere tramite di essi è riuscito a farlo per più di 6 mesi. È chiaro che qualcosa non sta funzionando nella lotta al fumo. Ma come si può intervenire meglio sulle politiche di cessazione e prevenzione? Ed esiste un ruolo per i prodotti alternativi al fumo, che negli ultimi anni hanno stimolato un crescente interesse da parte dei consumatori?
Un importante ruolo esemplificativo è rappresentato dal caso della Svezia. Il paese scandinavo, infatti, sta per diventare l’unico paese senza fumatori all’interno dell’Unione Europea: si prevede che entro la fine dell’anno a fumare sarà meno del 5% della popolazione. Ciò avverrà con largo anticipo sia rispetto a quanto previsto dal piano europeo di lotta contro il cancro, che si pone lo stesso obiettivo per il 2040, sia rispetto al traguardo intermedio dell’OMS che prevede una riduzione relativa del 30% del consumo di tabacco entro il 2025 rispetto al 2010, equivalente a un tasso di fumatori pari a circa il 20% della popolazione dell’UE.
La percentuale di fumatori che verrà presto raggiunta dalla Svezia, secondo i criteri dell’OMS, la qualifica come un “paese senza fumo”. Non è casuale, dunque, che la Svezia abbia un tasso di mortalità per cancro causato dal consumo di sigarette inferiore del 41% rispetto ai paesi dell’Unione Europea.
Come è riuscita la Svezia a raggiungere questi risultati? Da una parte, senza dubbio, adottando una rigida regolamentazione contro le classiche sigarette. Ma allo stesso tempo, incoraggiando i fumatori ad abbandonare le sigarette per passare a una diversa forma di esposizione alla nicotina (la nicotina è sì la responsabile della dipendenza, ma non è di per sé particolarmente dannosa e non rappresenta la causa principale delle malattie legate al fumo).
Di fatto, i fumatori svedesi hanno sostituito le sigarette con alternative che soddisfano il loro bisogno di nicotina, come lo snus (le bustine di tabacco per uso orale che si posizionano tra labbro e gengiva) e le nicotine pouches (che dello snus rappresenta un’evoluzione, funzionando allo stesso modo e in base allo stesso principio ma senza contenere tabacco). Integrare le strategie di prevenzione e cessazione con strumenti di riduzione del danno, che consentono ai fumatori la possibilità di fare una scelta migliore: è questo in concreto l’approccio vincente della Svezia. Ciò che stupisce è che ciò stia accadendo in contraddizione alle posizioni dell’OMS la quale, pur ponendosi l’obiettivo di abbattere il numero di fumatori, ha in più circostanze manifestato l’intenzione di equiparare dal punto di vista normativo le sigarette ai prodotti alternativi senza combustione.
In occasione del convegno “Swedish consumers approach to tobacco control”, tenutosi a Stoccolma lo scorso marzo, il Dr. Anders Milton, presidente della commissione svede per lo snus ha affermato “se tutti gli altri paesi dell’UE seguissero l’esempio svedese, 3,5 milioni di vite potrebbero essere salvate nel prossimo decennio, e solo nell’UE. La Svezia ha il tasso di cancro al polmone più basso nell’Unione europea. Il motivo è semplice: le persone in Svezia usano prodotti alternativi invece delle sigarette”.
Anche Karl Fagerstrom, psicologo clinico e attivista contro il fumo, tra i relatori della conferenza, ha commentato che nei paesi in cui gli strumenti alternativi sono ampiamente accettati, il numero di fumatori è inferiore. “Questo dimostra che bisognerebbe investire di più in questi prodotti, oltre che in campagne antifumo.” Fagerstrom ha anche sottolineato che il danno della nicotina è di gran lunga inferiore a quello delle sigarette e della combustione, dalla quale scaturiscono migliaia di sostanze nocive.