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Putin, parata sottotono in attesa del ritorno di Trump alla guida Usa è stata il manifesto del momento storico

Putin, la parata sottotono di martedì scorso sulla Piazza Rossa di Mosca con un solo carro armato (peraltro d’epoca) e il solito copione da vittima – una cerimonia lampo.

Niente aerei, pochi sorrisi, molta finzione – è il manifesto del momento storico che sta vivendo la Russia di Putin.

Cioè un regime triste, solo, abbandonato. Sommerso dalle pressioni diplomatiche (in testa Cina e Vaticano) e dall’improvviso e tranciante “controcamto” di Prigozhin, il capo delle milizie Wagner impegnate nella battaglia di Bakhmut. Putin, spiazzato, ha reagito con la lagnosa iperbole secondo cui è “l’Occidente che ha dichiarato guerra alla Russia”, rovesciando platealmente la realtà dei fatti. Ribaltamento tipico della propaganda di Putin solito a fabbricare “una realtà” a sua convenienza. Detto ciò, vediamo il senso del suo discorso.

LO ZAR PRENDE TEMPO

Obiettivo: prolungare la guerra, le perdite non contano. Conta “la speranza che torni  Trump, vincitore delle elezioni (novembre 2024”) come osserva da Berlino l’analista Alexander Gabuev, portavoce del Cremlino  durante la presidenza Dmitri Medvedev.

Un Trump deciso a ridurrre il sostegno americano a Kiev. Campa cavallo. Inoltre lo zar spera che l’Europa si stanchi di Zelenski. Speranza onirica. In ottobre l’Ucraina potrebbe addirittura entrare nella Ue. Fra cinque mesi la risposta di Bruxelles. Ma Ursula Von der Leyen ha detto nei giorni scorsi  che “Kiev è il cuore pulsante vedi valori Europei”.

PUTIN PROVA A DIVIDERE I TEDESCHI E LA UE

È il suo sogno. Il suo principale obiettivo: rompere l’asse Franco-tedesco. Come? Ha cominciato a fine aprile annunciando l’espulsione di venti membri della Ambasciata tedesca a Mosca. Ma non è stata un semplice ritorsione nei confronti di Berlino che aveva cacciato le spie russe. No. Il significato del provvedimento voluto dallo zar è più ampio. Serve a dividere il fronte europeo.

IL PASSATO CHE RITORNA

Per carità, niente di clamoroso sotto il sole. I rapporti tra Germania e Russia sono sempre stati storicamente stretti e, fino all’invasione dell’Ucraina, addirittura intensi nonostante le tensioni emerse dopo l’annessione della Crimea alla Federazione russa del 2014.

La Germania è il Paese chiave dell’Europa continentale e a Mosca lo si è sempre considerato tale, in era zarista, nei sette decenni della Unione Sovietica e nel post Guerra Fredda che ne è seguito. Le radici del feeling risalgono addirittura al trattato-trappola tra Nazisti e URSS del 1939 (“Patto von Ribbentrop-Molotov”) che favori’ l’invasione della Polonia da parte dei due Paesi.

Insomma sembra che stia accadendo, come scrive l’ambasciatore Sergio Romano, “quello che si era verificato prima della Grande Guerra”. Il quadro oggi non è molto diverso. Ci sono sempre di mezzo questioni territoriali.

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