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Napolitano è morto, il Pd continua a litigare, c’è lutto nazionale ma il travaglio su alleanze e linea politica

Si piange Napolitano, il “comunista diverso”, ma nemmeno in un momento come questo ritorna la pace nel Pd.

Elly Schlein è sempre nell’occhio del ciclone perché una parte del partito non ha voluto e non vuole la sterzata a sinistra che lei ha dato ai dem. Le opinioni sul futuro sono dieci, quindici, però nessuno sa indicare la strada maestra che si dovrebbe percorrere.

C’e il lutto nazionale per commemorare il due volte presidente della Repubblica, ma sotto, sotto, la polemica continua ad essere al centro dell’attenzione.

In primo luogo, impera il problema delle alleanze. Con chi si vuole andare avanti? Esiste ancora il campo largo con tutta l’opposizione unita per spodestare la destra? Dubbi, incertezze per il motivo che il pd non si fida dei 5Stelle.

Giuseppe Conte a volte è ambiguo, altre nettamente contrario, salvo ad aprire raramente uno spiraglio per tenere sui carboni ardenti Elly Schlein. La partita è molto importante perché Giuseppe vorrebbe diventare (e lo spera) la prima forza della sinistra e per questa ragione non si sbilancia. La segretaria del Pd fiuta il pericolo e fa di tutto per tranquillizzare la base.

Riuscendoci? Difficile rispondere ad un interrogativo del genere, soprattutto perché manca la fiducia e non si può credere ciecamente a un uomo come Giuseppi, premier per due volte, con alleati completamente diversi. 

L’ultimo episodio che ha mandato su tutte le furie Elly è stato il viaggio di Grillo a Roma. Colloqui, strategie di cui Conte si è ben guardato di dire una sola parola alla segretaria. Ci può stare: non si vede un solo motivo per cui il presidente avrebbe dovuto confidarsi con la Schlein.

Questo però aumenta i dubbi di una buona parte del pd che continua a sottolineare che l’ex comico non ha mai chiuso i suoi rapporti con i grillini, tanto è vero che percepisce dal Movimento la modica cifra di 300 mila euro l’anno. 

Fra tanti “guai” finalmente arriva una buona notizia per i dem. Sergio Cofferati, ex numero uno della Cgil, ha deciso di riiscriversi al partito “per dare una mano alla Schlein”. Il figlio prodigo ha placato l’ira della segretaria? Soltanto in parte, perché tra gli esponenti di spicco del partito la polemica non si placa.

Si mette in discussione non solo il pensiero e la linea di Eddy, ma c’è chi addirittura mette in dubbio la nascita del Pd, una coalizione (si dice) che non avrebbe mai potuto avere un futuro non solo certo, ma soprattutto tranquillo.

Sembra quasi irreale quel che sta accadendo nella prima forza dell’opposizione se si pensa di essere stati contrari ad una svolta così importante.

Massimo Cacciari, che non si può ritenere un uomo di destra è tranchant, non ha peli sulla lingua. Dice: “Oggi il Pd non ha la necessaria sensibilità per diventare forza di governo, perché all’interno si viaggia su linee diverse”. E aggiunge: “Quando si creò il Pd, non c’erano uomini all’altezza della situazione che potessero dare sicurezza per l’avvenire”. 

Cioè? Si creò un pasticcio, sembra dire Cacciari, di cui oggi la sinistra paga le conseguenze.

Stando così le cose, è logica la preoccupazione della Schlein che si trova a dover combattere con problemi che sono diventati per lei un “must”: il salario minimo, i migranti, l’inflazione, le elezioni europee.

Già, un appuntamento che non bisogna dimenticare proprio perché anche Giorgia dovrà dipanare una matassa non certo facile.

Sarà una guerra al femminile? La speranza per gli italiani è un’altra. Dividersi fa male. Meglio trovare un punto comune almeno per quegli argomenti che la gente comune vorrebbe fossero risolti senza spargimento di sangue. 

 

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