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Acqua, luce e gas a Gaza se ostaggi liberati. Ma orecchio palestinese non ci sente

Stamane il quotidiano Il Messaggero ha il coraggio dell’esporre l’evidenza con il titolo “Hamas blocca chi fugge”. Non è Il Messaggero in nutrita compagnia nel riferire di come Hamas ci tenga molto ai suoi ostaggi, quelli israeliani e comunque occidentali razziati durante la battuta di caccia all’ebreo, e quelli di lingua e cultura e identità palestinese, i due milioni e mezzo che vivono a Gaza sotto Hamas. E che, più ne muoiono sotto i bombardamenti israeliani, più ne vanno in tv affamati, assetati e allo stremo, più fanno strazio da mostrare, allora tanto più la Causa avanza.

La Santa Causa: cacciare tutti gli ebrei, cancellare Israele, infliggere umiliazione e sconfitta a tutto l’Occidente infedele e impuro. Non è il Messaggero in nutrita compagnia nell’esporre con chiarezza quel che accade e non lo è perché c’è  un “orecchio palestinese” che non vuol sentire. Non è l’orecchio dei tagliagole e macellai di Hamas, ha padiglioni ben più ampi e gentili, padiglioni che si dicono, si vogliono umanitari.

Cibo, acqua, luce in cambio di vite

Ovvio, equo, umanitario appunto. Israele ha proposto: ripristino delle forniture di acqua, luce e gas a Gaza se Hamas rilascia gli ostaggi razziati. Quel che fa e chiede qualunque polizia di fronte ad un sequestro di persona. Cibo, acqua, luce, gas all’umanità rinchiusa dentro Gaza in cambio della vita degli umani rapiti dagli “arditi” di Hamas. Hamas ha lasciato cadere, non ci pensa nemmeno a mollare gli ostaggi, costi quel che costi ai palestinesi. Anzi, meglio: gli ospedali senza energia elettrica saranno la prova provata della cattiveria “sionista”. Ma “orecchio palestinese” è altro e ben più vasto di una organizzazione terroristica, anzi di un Isis riorganizzato sotto effigie palestinese. Orecchio palestinese resta sintonizzato e sensibile al “non si fa”, allo “è “inumano” non rifornire gli assediati durante un assedio, al “Gaza prigione cielo aperto” dove i carcerieri sono ovviamente gli israeliani.

Gaza, breve storia

Nel 1948 quando l’Onu disegna due Stati in Palestina la parte assegnata ai palestinesi, tra cui Gaza, se la prendono in armi gli egiziani (il resto giordani e siriani) impedendo di fatto anche il primo vagito di uno Stato palestinese. La parte assegnata al nuovo Stato di Israele viene attaccata dagli eserciti della Lega Araba (Egitto, Siria, Giordania) in modo che neanche Israele nasca come Stato, ma Israele vince la guerra. Guerra, ne verranno altre e in una di queste Israele occupa anche quella che è oggi la cosiddetta Striscia di Gaza (circa 40 km per 9 km).

Nel 2005 è l’esercito di Israele che mandato dal governo di Israele, sgombera a forza i coloni israeliani lì insediati. Lo fa in nome dell’equazione: terra in cambio di pace. Israele dà un po’ di terra occupata in cambio di un po’ di pace. Ne verrà davvero poca, appena due anni e poi Gaza si trasforma nella base avanzata di attacco ad Israele. Terra in cambio di pace da decenni l’Europa e gli Usa raccomandano e suggeriscono ad Israele. Ma l’equazione non ha funzionato. Le organizzazioni palestinesi via via più armate via via col tempo non vogliono terra e pace, vogliono tutta la terra che ritengono tutta loro e via Israele e gli ebrei, via, a mare, rigettati  mare insieme a tutto l’Occidente infedele e impuro.

E via via con le guerre e il tempo Israele diviene sempre più una società armata, uno Stato con tratti autoritari, alla fine anche sotto ricatto e pressione dei suoi fanatici religiosi che predicano e invocano l’assegnazione divina della terra agli ebrei. Pace in cambio di terra, l’equazione che ha fallito a Gaza funzionerebbe se Israele cedesse i Territori, cioè quegli spazi presi con le guerre e incistati dalla geografia dentro lo stesso Stato di Israele? Funziona l’equazione terra in cambio di pace con l’Isis?

L’Occidente e la guerra

Chissà se se lo ricordano: all’origine la sinistra europea, italiana in particolare, sta dalla parte degli arabi perché dalla parte degli arabi sta niente meno che l’Urss, l’Unione Sovietica. I vari Moni Ovadia d’Italia se lo saranno certo dimenticato o mai l’avranno saputo di questa storica esegesi dello schierarsi. Caduta l’Urss è rimasto però l’altro pilastro: l’avversione agli Usa. E l’Islam più o meno militante gli Usa li hanno chiamati “Il Grande Satana” e comunque l’Islam anche meno militante e militare gli Usa e l’Occidente li trovano corruttori e corrotti nella fibra e nella fede.

E Israele è “OCCIDENTE” dispiegato in Medio Oriente. Quindi, secondo altra equazione studiata e amata a sinistra, poiché l’Occidente è colpevole di tutto nella Storia, Israele è colpevole di tutto in Medio Oriente. Per questa via, china, piano inclinato Hamas diventa per un po’ di sinistra in Occidente palestinesi che…sbagliano. Ma pur sempre gente che sta dalla parte giusta, anche se sbaglia. E quindi l’oscenità umana e umanitaria di comparsate tv o manifestazioni di piazza dove si sostiene che Hamas palestinese taglia la testa a bambini ebrei perché “costretta” dalla crudeltà “sionista” verso i palestinesi tutti.

Oppure, scelta diversa e certo più diffusa, a sinistra si prova a non stare certo con i macellai di Hamas ma neanche con l’esercito di Tel Aviv, si sta con la Pace, se ne espone la bandiera. Suprema rimozione. Comprensibile, umana, necessaria perfino alla vita quotidiana. Ma rimozione suprema della realtà. L’Occidente, il nostro modello di vita, la nostra civilizzazione, le nostre frontiere, i nostro valori, usi e costumi sono sotto esplicito, armato e convinto attacco. In Ucraina, in Israele, domani forse  Taiwan.

L’Occidente se vuole vivere come tale dovrà combattere. In forme e modi e tempi non immaginabili qui e oggi. Ma combattere, per se stesso. Quella parte di mondo, Storia, civiltà che oggi comprende il Nord America, buona parte dell’Europa, l’Australia, il Giappone, la Corea del Sud e altri piccoli suoi alleati e simili sarà chiamato a combattere. Chiamato a farlo da Stati, culture, popolazioni che vogliono demolirlo l’Occidente. Tra venti giorni o venti settimane o venti mesi o venti anni. Quelli che oggi vanno in piazza o in tv per Hamas quel giorno faranno fatica a perdonare se stessi, anche invocando il non sapevamo quel che facevamo.

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