Ha incassato 50mila euro, làscito di un’anziana che nel testamento si è ricordata di lui “in segno di riconoscenza” per le cure che le aveva prestato.
Anziana gli lascia 50mila euro in eredità, psichiatra deve restituirli
Ma dovrà restituirli tutti all’Asst di Cremona, perché il beneficiario della donazione è un medico psichiatra dell’Azienda socio sanitaria territoriale.
Secondo le regole stabilite dal codice di comportamento dei dipendenti pubblici, infatti, non avrebbe dovuto accettare la somma, ben più alta dei 150 euro fissati come limite massimo.
Così, il giudice del lavoro ha condannato il professionista, in pensione dall’agosto del 2020, a rifondere il denaro, mettendolo a disposizione dell’Asst. È la prima sentenza in Italia di questo tipo, con il tribunale che ha dato ragione all’avvocato milanese Paolo Franco (coadiuvato dal collega Aurelio Favaro), legale dell’azienda ospedaliera.
La storia viene ricostruita dal giudice nelle otto pagine di motivazione della sentenza. La paziente, seguita dal 1991 presso il Centro psicosociale di Soresina, risulta in cura dallo psichiatra dal 2000 al 2020.
La signora è una delle prime vittime di Covid del cremonese
La scomparsa dell’anziana risale al 2 aprile di quell’anno. E’ una delle vittime cremonesi del Covid, uccisa dal virus nel pieno della prima ondata pandemica. Il 21 maggio successivo viene aperto e registrato il testamento e gli eredi, rispettando le volontà della loro parente, corrispondono allo psichiatra i 50mila euro.
L’Asst avvisa immediatamente che quell’operazione non è regolare: con atti ufficiali dei propri legali, richiama le norme del Codice di comportamento e, nello specifico, il divieto assoluto di accettare somme di denaro superiori ai 150 euro.
La legge è chiara: evitare mercimoni dei servizi pubblici
“Le ragioni della normativa sono chiare — scrive il giudice nella motivazione —: evitare il mercimonio dei servizi pubblici, in questo caso del servizio sanitario nazionale, assicurare a tutti gli utenti prestazioni omogenee e qualitativamente costanti, garantire la diligenza e la lealtà del dipendente nello svolgimento del servizio pubblico”.
Inoltre, “il denaro elargito dalla signora è indubbiamente da inquadrare in un rapporto di stretta causalità con le funzioni rivestire dal medico e con il servizio pubblico esercitato quale dipendente dell’Asst di Cremona a beneficio della sua paziente”, annota il giudice.
E non rappresenta una giustificazione il fatto che il pagamento sia avvenuto dopo la data di cessazione del rapporto di lavoro, “in quanto il compenso è stato corrisposto per ringraziarlo per la prestazione resa in qualità di medico alle dipendenze dell’Asst”. Lo psichiatra, oltre ai 50mila euro, dovrà mettere a disposizione dell’Azienda socio sanitaria anche gli interessi.