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Roma santa e dannata, il docu-film di D’Agostino che racconta una città unica e infernale

Roma santa e dannata verrà presentato alla Festa del Cinema venerdì 27 ottobre. Si tratta di un docu-film realizzato in cui Roberto D’Agostino racconterà a Marco Giusti Roma, città unica e infernale.

Ripresi da Daniele Ciprì, Dago e Marco Giusti intraprendono il viaggio di notte. Al calar delle tenebre, Dago & Giusti veleggiano sul Tevere, ciondolano tra vicoli e rovine, incontrano personaggi e fantasmi (Verdone, Luxuria, Sandra Milo, Giorgio Assumma, Enrico Vanzina, Massimo Ceccherini, Vera Gemma, Carmelo di Ianni). Perché è di notte che s’impone il racconto di segreti e misteri, fatti e fattacci, tra battutacce feroci e cinismo cialtrone.

Roma santa e dannata, l’intervista 

Dago ha raccontato il suo docu-film in una lunga intervista a “Chi”. “Io sono Virgilio e lui è Dante” dice Dago. “O siamo Tomas Milian e Bombolo” replica invece Marco Giusti facendo riferimento a certo cinema che ama tanto.

D’Agostino spiega la scelta della notte: “Per i romani la cosa più bella del giorno è la notte, che è stata quella che ha attirato Tennesse Williams e Gore Vidal. A Roma un giorno arriva la coreografa Pina Bausch e chiede di vedere una Roma vera. Con Matteo Garrone, che per l’occasione mette il montgomery, la portiamo al Degrado”.

Il codice romano 

Dago racconta Roma attraverso il codice romano: “Questo è il codice romano e da due millenni regge a tutte le scosse. Ogni volta c’è l’annuncio: ‘Arrivano i barbari’. Poi scopri che questi barbari ci mettono il tempo di una cena al Bolognese, il tempo di una festa in discoteca… Saranno presto corrotti… Tranquilli, che tutto svanisce. Sì, noi lo sappiamo”. 

Il fondatore di Dagospia racconta una serie di aneddoti che spiegano più di mille parole il senso del docu-film. Durante il viaggio notturno, all’interno ci sono spezzoni e interviste. C’è Sandra Milo che racconta Craxi. A Dago però, il racconto”ha fatto girare perché [Sandra Milo] negava l’esistenza dell’harem del Garofano, maddai”. 

I protagonisti si sono messi in gioco. Spiega ancora Roberto D’Agostino: “E’ tutta gente che si è messa in gioco, da loro non volevo un’opinione, volevo un racconto, la nostra formazione, la nostra vita è fatta di racconti: la cultura occidentale e la cultura orientale ruotano intorno a due testi che sono traboccanti di racconti, Le mille e una notte con Sherazade e il Decameron di Boccaccio”. 

Renato Zero ricoverato nel reparto femminile

D’Agostino racconta poi l’aneddoto di Renato Zero che, dopo un incidente con la 500 che entra nelle vetrine delle pompe funebri. Il cantante non ancora noto al grande pubblico verrà ricoverato nel reparto femminile dell’ospedale: Renato indossava una tutina di lurex che io chiamavo luridex, quante botte ha preso… Ma il 1965 era un altro mondo. In quel periodo entra un nuovo soggetto sociale che è il giovane. Per dire, nel 1967 vedo Brian Jones con la pelliccia di lupo e le babbucce rosa e penso che è fantastico, così dico al mio amico Paolo Zaccagnini: ‘Andiamo al Piper con la pelliccia’. E lui arriva con il visone di sua madre e io prendo il cappotto di vermi, l’astrakan di mamma, che mi faceva pure schifo. Io mi ricordo un caldo a ballà con quello, torno alle tre di notte con la circolare rossa e trovo mio padre che fa a mia madre: ‘C’avemo il figlio frocio'”.

Il giornalista prosegue: “Vede, i romani non sono eterni e lo sanno, perché davanti a Michelangelo capisci subito che la Cappella Sistina è più viva di te. Sa che diceva Chateaubriand? ‘Roma è bella per dimenticare tutto, Roma è bella per disprezzare tutto, Roma è bella per morire'”. Ma per Dago cos’è Roma? “So che paragonarla a una città è come paragonare una sedia elettrica a una sedia”.

Quello che ci attende è un racconto della Città Eterna che vale forse più di decine di saggi sociologici. 

 

 

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