Covid, il lockdown servì a qualcosa? Superata la grande paura della pandemia i dubbi emergono.
Il lockdown ha avuto una sua funzione ma non credo sia servito molto nella lotta al virus.
Un numero suggerisce che qualcosa non quadra. Per il 2020 l’Itast certifica che i decessi sono stati 746.324, 108.496 casi in più rispetto alla media del periodo 2015-19, mentre le morti per Covid sono risultat8 78.673. cioè ci sono state 30 mila morti in più degli anni pre covid dovute ad altre cause. L’esperienza italiana trova riscontro in altri paesi del mondo, come vedremo più avanti.
È stato usato, il lockdown, in un senso e nell’altro, dai politici di ogni sfumatura, in testa Giuseppe, che ha abilmente sfruttato l’emergenza facendo trascurare agli italiani il fatto che al govverno c’erano i grillini, cioè il patito del peggio, e alla salute nazionale era preposto uno di un partito da 3,39% dei voti.
E ha determinato una grande recessione, per fortuna annullata da un grande rimbalzo, su scala mondiale.
Decisivi a combattere il covid sono stati la naturale evoluzione del virus e i vaccini e credo anche la protezione delle mascherine.
Invece c’è anche chi si chiede se furono utili le maschere, cosa di cui sono convinto alla luce della esperienza giapponese.
Credo fermamente nella tutela costituita dalle mascherine. Vado sempre fuori casa col muso coperto. La mia età lo impone.
Credo soprattutto nei vaccini e farò presto la nuova dose.
Quando ero bambino una puntura nel braccio lasciava un segno vistoso: era il vaccino contro il vaiolo, che nei millenni si portò via schiere di giovani, principi inclusi.
Ora quel marchio sul mio braccio non c’è più ma anche il vaiolo è uscito dalle nostre paure.
Credo anche che possano contribuire alla sicurezza quelle misure igieniche in verità un po’ esagerate come lavarsi le mani con liquidi esoterici.
Il lockdown non credo sia servito a stroncare il covid ma ne ha bloccato la diffusione estrema, evitando il collasso degli ospedali, non preparati e non attrezzati. In tutto il mondo i grandi ospedali pubblici ono terreno di caccia di partiti, profittatori e sindacati. La tutela dei diritti e degli interessi grandi e piccoli prevale su quella della efficienza. C’è un ospedale in una città italiana del nord dove più di una persona a me cara è entrata senza gravi malattie e ne è uscita nella bara.
Un mio amico grande avvocato ha insistito per andare in un certo ospedale romano doe operava un certo luminare, del genere che gli italiani soli al mondo chiamano eccellenze. Sono cresciuto in un’epoca in cui l’unica eccellenza era il prefetto (Mussolini lo avevano appeso per i piedi) e quel Papà eccellenza dramma in tre atti di Gerolamo Rovetta.
Fatto sta che il mio amico è entrato il venerdì progettando grandi cene per il lunedì. Invece è morto semplicemente perché la valvola che gli dovevano mettere per togliere l’acqua dai polmoni non era in magazzino e il malato non ha resistito all’attesa.
Per salvare gli ospedali dal collasso, i boss della sanità hanno fatto il disastro. Non si deve dimenticare che il picco di morti all’inizio della pandemia in Italia fu dovuto al tragico errore di ricoverare i malati di coronavirus, proprio per alleggerire la pressione sugli ospedali, nei letti disponibili nelle strutture per anziani. Fu una strage di vecchietti. Disastro non solo italiano ma che ha accomunato le due sponde dell’Atlantico.
I geni preposti alla sanità ignoravano una decisiva differenza nel comportamento del virus o meglio nelle reazioni del nostro corpo al virus: la reazione del sistema immunitario degli anziani è molto diversa da quella dei giovani. È una reazione esagerata, eccessivo, che li manda in tilt e li fa morire.
Torniamo alla domanda iniziale: il lockdown è servito a stroncare il covid?
No, secondo “Big Fail: What the Pandemic Revealed About Who America Protects and Who It Leaves Behind”, di Joe Nocera and Bethany McLean. Il New York Magazine che ne pubblica una anticipazione con questo titolo: I blocchi sono stati un esperimento gigantesco. È stato un fallimento.
“Nell’agosto 2020, eClinicalMedicine, una filiale della prestigiosa rivista medica britannica The Lancet, ha pubblicato uno studio in cui concludeva che “i blocchi totali e i test COVID-19 diffusi non erano associati a una riduzione del numero di casi critici o della mortalità complessiva”.
Nel marzo 2021, Christian Bjørnskov, economista dell’Università di Aarhus in Danimarca, ha confrontato i tassi di mortalità settimanale in 24 paesi europei che hanno utilizzato misure di mitigazione con diversi gradi di gravità. “[I] risultati di questo articolo suggeriscono che politiche di blocco più severe non sono state associate a una mortalità inferiore”, ha scritto l’economista. “In altre parole”, ha aggiunto, “i lockdown non hanno funzionato come previsto”.
Anche Michael Osterholm, eminente epidemiologo dell’Università del Minnesota, non ritiene che i lockdown abbiano portato alcun beneficio. “In realtà non esiste alcun ruolo per i blocchi”, afferma. “Guarda cosa è successo in Cina. Hanno bloccato per anni, e quando finalmente hanno allentato questo sforzo, hanno avuto un milione di morti in due settimane”. “Stai solo riducendo i contatti per alcune settimane per aiutare gli ospedali.”
“Il dottor Anthony Fauci è stato probabilmente il più noto difensore del lockdown come misura salvavita. Ma la politica continua ad avere molti difensori all’interno dell’establishment sanitario pubblico. Howard Markel, medico e storico della medicina presso l’Università del Michigan, ritiene che ci siano riusciti. “La quantità di vite salvate è stata semplicemente incredibile”, afferma.
Markel ha citato uno studio dell’agosto 2023 della Royal Society di Londra che concludeva che “gli ordini di restare a casa, il distanziamento fisico e le restrizioni sulle dimensioni dei raduni sono stati ripetutamente associati a una riduzione significativa della trasmissione di SARS-CoV-2, con misure più stringenti con effetti maggiori”.
Tuttavia, il peso delle prove sembra ricadere su coloro che affermano che i lockdown non hanno salvato molte vite. Secondo il nostro conteggio, scrivono Nocera e McLeant, ecco almeno 50 studi che giungono alla stessa conclusione.
Dopo che The Big Fail è andato in stampa, The Lancet ha pubblicato uno studio che confrontava il tasso di infezione da COVID e il tasso di mortalità nei 50 stati. Ha concluso che “le infezioni da SARS-CoV-2 e i decessi da COVID-19 si concentrano in modo sproporzionato negli stati degli Stati Uniti con anni medi di istruzione inferiori, tassi di povertà più elevati, accesso limitato a un’assistenza sanitaria di qualità e minore fiducia interpersonale – la fiducia che le persone riferiscono di avere in l’un l’altro.”
Questi fattori sociologici sembrano aver fatto una differenza maggiore rispetto ai lockdown (che erano “associati a una riduzione statisticamente significativa e significativamente ampia del tasso di infezione cumulativo, ma non del tasso di mortalità cumulativo”).
“In tutta questa discussione, tuttavia, c’è un fatto cruciale che tende a essere dimenticato: il COVID non è stato l’unico motivo per cui sono morte le persone nel 2020 e nel 2021.
Le vittime del cancro non sono state diagnosticate perché i medici dedicavano tutto il loro tempo ai pazienti COVID. Gli interventi chirurgici critici sono stati sospesi. C’è stato un drammatico aumento dei decessi dovuti all’abuso di alcol e droghe. Secondo il CDC, uno studente su cinque delle scuole superiori ha avuto pensieri suicidi durante la pandemia. È aumentata la violenza domestica.
“Quindi, nel tentativo di valutare il valore dei lockdown, il modo più appropriato è guardare non solo ai decessi per COVID ma a tutti i decessi avvenuti durante gli anni della pandemia. Questo fenomeno è noto come “morti in eccesso” – una misura di quante più persone sono morte rispetto a un anno normale.
Un resoconto autorevole è stato compilato dal settimanale inglese The Spectator utilizzando i dati raccolti dall’OCSE. Ha dimostrato che durante i primi due anni della pandemia – 2020 e 2021 – gli Stati Uniti hanno registrato il 19% di decessi in più rispetto a quelli che normalmente registravano tra due anni. Per il Regno Unito, teatro di una indegna pantomima inscenata dal premier Boris Johnson , in cui imbarazzanti dettagli sono emersi proprio in questi giorni, si è registrato un aumento del 10%. E per la Svezia – uno dei pochi paesi che si era rifiutato di mettere in isolamento la propria società – era solo del 4%. Il dato italiano del 14,5% (vedi sopra) è a metà fra Usa e UK.
Un’analisi di Bloomberg ha trovato risultati sostanzialmente simili. In altre parole, nonostante tutte le critiche che la Svezia ha ricevuto dai funzionari della sanità pubblica mondiale per aver rifiutato di istituire i blocchi, ha finito per registrare un tasso di mortalità complessivo durante la pandemia inferiore rispetto alla maggior parte delle nazioni che hanno chiuso le scuole e le riunioni pubbliche. Non è irragionevole concludere, sulla base dei dati disponibili, che i lockdown hanno portato a un numero complessivo di decessi negli Stati Uniti maggiore di quanto avrebbe fatto una politica simile a quella svedese.
Decisivi sono stati i vaccini sostengono gli autori e non si può non concordare.
I due paesi, di quello che ho scelto per questo mio confronto, che hanno fatto peggio sono Gran Bretagna e Italia. Eppure hanno praticato un severissimo lockdown per periodi abbastanza lunghi.
La Svezia, che ha lasciato tutti liberi affidandosi al senso civico dei cittadini, ha avuto risultati migliori.
Il Giappone, dove da tempi immemorabili girao con la mascherina, ha battuto tutti.
Qui i numeri che parlano da soli.