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Destra e sinistra unite nel masochismo e negli incubi, Schlein legge Carducci: fósca intorno l’ombra di Gentiloni

Perchè mai la destra si vuol far male da sola? Lo scontro, ancora in atto, è sui candidati alle regionali. La Lega la vuole cotta, Fratelli d’Italia la preferisce cruda.

E’ sui nomi che si fa battaglia: Chistian Solinas contro Paolo Truzzu. Il primo è il governatore uscente della Sardegna; il secondo è il sindaco di Cagliari che Meloni vuole a tutti i costi candidare alla presidenza dell’isola. Almeno per il momento non c’è verso che trovino un accordo. Sono in alto mare e nessuno arretra. Che cosa significa questo se non voler perdere e lasciare ad altri quel ruolo?

Eppure, nonostante l’evidenza dei fatti, la triade si smarrisce e non comprende che così il gioco degli avversari diventa più facile. 

Ci si comporta come quel tale che per fare un dispetto alla moglie si tagliò gli attributi. Possibile che la divisione sia così profonda e non si trovi ancora una ragione che risolva il dissenso? No, dinanzi al potere nessuno arretra. Giorgia Meloni, forte dei suoi voti, vuol far valere il predominio sugli alleati e indica un suo uomo; la Lega, già di per sé invidiosa per i successi del premier, non si sogna nemmeno di fare un passo indietro.

Rimane in un angolo Forza Italia? Nemmeno per sogno e Antonio Tajani è pronto a far sentire la sua voce: “Se non si trova un accordo si rimescolano tutte le carte”. Ciò significa che si debbono ridiscutere in toto tutte le candidatutre.

Francamente, non si sa come trovare il bandolo della matassa. Certe volte la politica nasconde misteri che nessuno può immaginare; ma stavolta si  va oltre ogni limite impossibile da decifrare. Così al già difficile problema delle europee se ne aggiunge un altro.

Per Bruxelles, infatti, le perplessità non sono poche. Meloni si deciderà finalmente a dire quali sono le sue intenzioni? Correrà per confermare l’ indiscusso successo italiano? Il premier sfoglia la margherita o almemo fa finta di sfogliarla ed è presa in contropiede dal solito “Matteo del Carroccio”, il quale non ne vuol sapere niente di Europa. In questo modo l’attrito aumenta invece di diminuire ed allora sarebbe bene che l’alleanza che guida il Paese sia più chiara e non continui a litigare se non vuol perdere il treno. 

Infatti all’opposizione, nei guai fino al collo, non par vero che la maggioranza (o almeno gli esponenti che la rappresentano) facciano i capricci. A sinistra non si parla d’altro proprio per evitare le aspre critiche che dividono e spaccano sempre di più il Pd. 

Il redde rationem potrebbe già proporsi giovedì prossimo 18 gennaio nel corso di un vertice (più popoloso che mai) convocato da Elly Schelin in un albergo a cinque stelle di stanza a Gubbio. Lo stesso, guardacaso, che Berlusconi sceglieva quando incontrava i massimi dirigenti di Forza Italia. (Anche in questo caso, come era logico pensare, le battute sferzanti e ironiche non sono mancate).

I dem discuteranno soprattutto delle europee e dei candidati che il partito vorrebbe presentare. La Schlein balla perché sono in molti a non volerla a Bruxelles: primo, non si fidano della sua politica; secondo, perché ruberebbe posti a quelle donne dei dem che ambiscono ad andare in Europa.

Quindi, lei si deve difendere su due fronti: su quello prettamente politico e sull’altro diplomatico che potrebbe farle perdere consensi perché le signore democratiche potrebbero non perdonarle questa scelta.

Il femminismo si pratica, non si predica, scrive sull’Unità Paola De Micheli. “A Gubbio, insomma, Eddy avrà due lupi contro: uno non fa parte del suo partito, Giuseppe Conte, che non ha mai nascosto la sua ambizione di essere lui il numero uno dell’opposizione.

L’altro è dentro le mura, si chiama Paolo Gentiloni – anche lui ex presidente del Consiglio – che i moderati vorrebbero portare fin da subito in via del Nazareno. 

Un panorama che può far gola all’informazione che avrà molti campi sui quali spaziare e criticare. Un po’ meno al Paese che dovrebbe andare a votare (alle regionali e per Bruxelles) avendo davanti una chiara visione delle forze in campo. Nei Palazzi e dintorni è un problema su cui riflettere se ancora una volta la popolazione dei “non vado a votare perché non mi fido di nessuno” aumenti fino a raggiungere numeri da capogiro.

 

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