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Guerra, Medioriente in fiamme, ripercussioni economiche pesanti: trasporti più cari, torna l’incubo inflazione

Guerra, Medioriente in fiamme, chi paga la crisi del Mar Rosso? Domanda d’obbligo e risposta inevitabile e scontata : paghiamo noi consumatori.

E chi sennò? I segnali non mancano.  JpMorrgan, dalla sede di New York, qualcosa ha già detto. E non ha tardato a dire la sua anche l’altra multinazionale, cioè l’inglese Schroders. Da Londra ci ha informato con tanto di  report firmato addirittura da David Rees, il suo economista senior dei mercati emergenti.

Morale, tutte e due le multinazionali ci hanno messo in allarme: trasporti più cari e il ritorno dell’incubo inflazione. Il rischio di una nuova impennata di prezzi e tassi e’ concreta. I primi punti chiave delle conseguenze della crisi.

1) I PORTI ITALIANI CONTANO DI MENO – Gli osservatori non hanno dubbi: ”La guerra rischia di ridurre l’importanza commerciale dei principali porti italiani, come conseguenza della decisione di grandi gruppi di logistica internazionale di optare per la circumnavigazione del continente africano riducendo la centralità del Mediterraneo nella rotta commerciale che collega l’Europa all’Asia.

Passando da Capo di Buona Speranza per la rotta Singapore-Rotterdam si allunga il percorso del 40% rispetto al passaggio dal Canale di Suez peraltro inguaiato da una siccità mai vista.

2) TRASPORTI PIÙ CARI – Il blocco dei traffici nel Mar Rosso causato dalla guerra ha costretto il 70% degli armatori – per evitare se non altro il rischio dei ribelli – di scegliere per le loro navi la rotta più lunga.

Con due conseguenze: 9 giorni di navigazione in più e costi per il carburante che superano il milione di euro. Senza contare che i ritardi nelle consegne rischiano di avere effetti a cascata sulle fabbriche europee.

3) ASSICURAZIONI ALLE STELLE – Dal Canale di Suez ormai di fatto sbarrato, passa il 12% del traffico merci planetario e il 30% dei container per un valore complessivo di 1 trilione di dollari. Il risultato della crisi, con la conseguente diminuzione del traffico commerciale, ha fatto scattare un aumento nei costi di noli e assicurazioni.

In pochi giorni il prezzo di una polizza per coprire un carico nel Mar Rosso è aumentato fino a 10 volte. Di qui due altre gravi conseguenze: l’aumento della inflazione e la decisione delle banche centrali mondiali a rialzare severamente i tassi di interessi.

Stefano Messina, il presidente di Assarmatori, invita comunque tutti alla calma e dice: ”Allo stato attuale l’impatto economico dell’escalation, nel Mar Rosso e nello Stretto di Hormuz, ha prodotto per il sistema-Italia effetti al momento contenuti”. Anche se ammette:” Navighiamo a vista, una emergenza di questa magnitudo in atto rende impossibile qualsiasi previsione”.

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