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Yemen, la guerra si allarga, rischio escalation dopo i raid sul Mar Rosso

Yemen, la guerra si allarga. È in corso un nuovo disordine mondiale. Dopo Ucraina e Gaza c’è un nuovo fronte: lo Yemen. Raid  USA e Inglesi sulle basi degli Houthi, armati dall’Iran.

E l’Islam minaccia l’Occidente, vuole attirare l’America nel conflitto. L’ultima azione militare angloamericana contro le basi dei ribelli filoiraniani che bloccavano le navi cargo nel Mar Rosso è stata pesante.

L’Italia non partecipa alle operazioni e la UE sta valutando se intervenire o no. Gli attacchi da parte degli Stati Uniti e Gran Bretagna (5 vittime e danni a basi aerei e siti militari delle milizie Sciite) sono stati imponenti: caccia , cruise, sottomarini lanciarazzi.

SI GIOCA SUL FILO DEL RASOIO
La situazione è molto delicata. Da un lato Washington e Londra con il sostegno di Australia, Bahrein, Canada e Olanda;  dall’altro gli Houthi, fazione zaydita ( una delle varianti dell’Islam Sciita) che 10 anni fa hanno conquistato parte dello Yemen e tutta la sua capitale, Sanaa.

Da inizio novembre ad oggi si contano almeno 26 attacchi con droni e missili dei miliziani Sciiti e Yemeniti lungo la rotta nevralgica del Mar Rosso.

Tutti gli analisti concordano:” Queste ripetute azioni di disturbo hanno costretto America e Regno Unito ad un atto dimostrativo forte in modo da scoraggiare i blitz portati avanti dagli Houthi”.

Certo , il colpo e’ stato duro ma non risolverà la crisi in corso perché gli Houthi sono spinti alla solidarietà nei confronti di Hamas e alla ostilità verso Israele.

Non è una novità assoluta, già nel 2021 c’erano state azioni simili portate avanti dagli Houthi per rivendicare i propri spazi e obiettivi politici. Non solo. I ribelli filoiraniani sono impegnati anche diplomaticamente per aumentare le pressioni nei confronti dei nemici: Stati Uniti in primis ma anche Arabia Saudita.

“Inoltre gli Houthi agiscono per fare una sorta di favore all’Iran che, pur non avendo un ruolo diretto nella crisi in Yemen, dal 2015 in poi ha fornito un sostegno finanziario e militare alla stessa milizia”. (analisi di Giuseppe Dentici del Centro Studi Internazionale).

RISCHIO DI UNA ESCALATION
Gli USA hanno avvertito di essere “ pronti ad altre azioni”. Dunque i rischi di una escalation nella guerra in Medio Oriente ci sono tutti. Ma sono gli stessi che c’erano anche prima.

Il presidente dell’Ispi , l’ambasciatore  Gian Piero Massolo è di avviso contrario. Ammette che è in atto un allargamento del conflitto ma esclude l’escalation perché’ a suo dire anche Teheran è contraria.

Insomma oltre l’avvertimento vigoroso anglo-americano non si dovrebbe andare , ma l’attacco agli Houthi era inevitabile. Dice Massolo: ”Dallo Stretto di Bab El Mandeb passa circa il 12% del commercio mondiale e l’idea del blocco di una arteria giugulare di questo tipo rischia, attraverso l’aumento dei costi dei noli e del flusso interrotto di semilavorati e del petrolio, di inficiare la libertà di navigazione e ingenerare forti pressioni inflazionistiche dovute ai crescenti costi”.

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