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Crocifisso in Gran Bretagna 2000 anni fa: volto di schiavo romano sepolto con un chiodo di 5 centimetri nel tallone

Crocifisso in Gran Bretagna duemila anni fa: il volto dello schiavo romano trovato sepolto con un chiodo di 5 centimetri conficcato nel tallone è stato ricostruito grazie a una tecnologia innovativa.

In Gran Bretagna nel 2017 durante uno scavo nel villaggio di Fenstanton, nel Cambridgeshire, viene riportato alla luce lo scheletro di un uomo crocifisso in epoca romana tra il 130 e il 337 d.C.

Dai resti dell’uomo, probabilmente originario della zona, si presume fosse alto un metro e settanta e avesse circa trent’anni al momento della morte. Nell’osso del tallone è stato ritrovato un chiodo di cinque centimetri, chiaro segno che al condannato era stata praticata la morte tramite crocifissione.

È la seconda vittima di crocifissione romana mai ritrovata al mondo. La prima fu portata alla luce in Israele nel 1968.

Della stessa crocifissione di Gesù, sebbene testimoniata da prove documentali nei Vangeli, non è stata ancora trovata alcuna prova fisica.

Un documentario della BBC, The Cambridgeshire Crucifixion, ha mostrato la ricostruzione del volto dell’uomo, realizzata dal professor Joe Mullins, artista forense della George Mason University, in Virginia.

Mullins ha lavorato con la polizia per la ricostruzione dei volti delle vittime di crimini per oltre 20 anni.

La ricostruzione del volto dell’uomo crocifisso è stata possibile utilizzando il DNA e le informazioni degli isotopi e ha persino prospettato che avesse probabilmente capelli ed occhi castani.

Il professor Mullins spiega, tra l’altro, nel documentario che una difficoltà è stata la frammentazione del cranio e che la sfida era di ricomporre un puzzle di circa 2000 anni fa. Quando ha terminato il lavoro, il professore ha sottolineato come davanti a sé non avesse più solo un cranio ma un volto di migliaia di anni fa.

I ricercatori non conoscono le motivazioni della condanna che comunque si pensa fosse associata a reati gravi come ad esempio il tradimento o la sedizione, la diserzione dalle forze armate, la profanazione di tombe, omicidi efferati o stupri.

Lo status sociale faceva però la differenza. Più importante ed elevato era il rango dell’accusato nella società, meno severe erano le pene comminate. Agli schiavi, spiegano i ricercatori, quasi ogni cosa poteva farli condannare alla crocifissione.

Nel caso di un’accusa di omicidio del loro padrone per esempio, con lui, secondo la legge romana, venivano crocifissi anche tutti gli schiavi di quell’uomo – compresi donne e bambini. Inoltre, da alcune ricostruzioni emerge che una schiava fu crocifissa solo per essersi rifiutata di testimoniare contro la sua padrona.

Prove fisiche di queste macabre esecuzioni sono rarissime anche perché i resti delle vittime venivano dispersi e i chiodi rimossi in quanto considerati oggetti con proprietà magiche.

Nel luogo di sepoltura dell’uomo di Cambridgeshire sono state riportate alla luce anche altre sei tombe per un totale di 48 resti provenienti da cinque cimiteri di Fenstanton tra il 2017 e il 2018, oltre vari manufatti tra cui un assortimento di ceramiche e una spilla in lega di rame smaltata a forma di cavallo e cavaliere.

Questo gioiello assomiglia ad un precedente ritrovamento a Hockwold cum Wilton, nel Norfolk, che è stato collegato dai ricercatori ad un culto di epoca romana che esistette in East Anglia, Somerset e Wiltshire.
 
 
 
 
 

 

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