Di recente, l’Istituto Superiore della Sanità (Iss) ha annunciato che lo screening per la rosolia in gravidanza non viene più raccomandato, sulla base dell’eliminazione endemica della malattia in Italia dal 2021. Questa decisione, tuttavia, non è passata inosservata, e il professor Roberto Burioni, esperto di microbiologia e virologia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, esprime le sue opinioni al riguardo.
Secondo il Prof. Burioni, questa è una “decisione sbagliata”. Non solo esprime disaccordo sulla sospensione dello screening per la rosolia, ma va oltre, suggerendo che dovremmo incoraggiare le donne in età fertile a monitorare la loro situazione sierologica anche per altri virus. Questa prospettiva riflette una visione più ampia della salute riproduttiva e del benessere della donna.
Rosolia, le nuove linee guida
Con l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che dichiara la rosolia eradicata in Italia dal 2021, l’Iss ha ritenuto opportuno eliminare lo screening per questa infezione nelle donne in gravidanza. IL DOCUMENTO. Questa decisione si basa su dati incoraggianti, come un’elevata copertura vaccinale nella popolazione generale e la mancanza di casi di sindrome da rosolia congenita dal 2018.
L’Iss sottolinea che l’eliminazione della trasmissione endemica della rosolia è un notevole successo della salute pubblica, reso possibile grazie all’implementazione di robuste strategie vaccinali.
Raccomandata, invece, la vaccinazione. “Poiché la vaccinazione rappresenta l’unica strategia efficace di prevenzione della rosolia – spiega l’Iss – la linea guida Gravidanza fisiologica raccomanda inoltre di offrire la vaccinazione anti-rosolia dopo il parto a tutte le donne suscettibili – le donne cioè che non abbiano documentazione di avvenuta vaccinazione con due dosi di vaccino o di pregressa infezione – e di informarle sulla gratuità dei test per verificare la suscettibilità e della gratuità della vaccinazione in periodo preconcezionale”.
L’opinione del Prof. Roberto Burioni
Tuttavia, il Prof. Burioni esprime preoccupazione riguardo a questa decisione, sostenendo che dovremmo spingere per un maggiore monitoraggio della situazione sierologica delle donne in età fertile, non solo per la rosolia ma anche per altri virus. Questa prospettiva allarga la conversazione sulla salute riproduttiva e offre un approccio preventivo più ampio.
“La ritengo una decisione sbagliata -scrive Burioni sulla sua pagina Facebook, aggiungendo – Anzi, bisognerebbe incoraggiare le donne in età fertile a controllare la situazione sierologica (anche contro altri virus) per poter vivere una futura gravidanza nel modo più sereno e sicuro possibile”.
La discussione sulla sospensione dello screening per la rosolia porta alla luce la complessità delle decisioni in ambito medico. Mentre l’Iss si basa su dati epidemiologici positivi, il Prof. Burioni richiama l’attenzione su un approccio più ampio alla salute riproduttiva.