Roma capitale del precariato. A Roma secondo uno studio della Cgil nel 2022 il 48% dei contratti attivati, precisamente 694.363, è durato un solo giorno, sopra della media nazionale che è del 12,6 %, mentre nel resto del Lazio si va dal 4% al 10%. Considerando gli affitti della Capitale chissà perché Roma è diventata una città invivibile per i suoi giovani. Chissà perché in Italia nessuno fa più figli. Chissà perché i giovani restano a lungo dentro le mura di famiglia. Chissà perché la maggior parte dei ragazzi non fa altro che sognare una veloce fuga da quello che continuiamo non si sa bene perché a considerare e definire Bel Paese.
La denuncia della Cgil
“A ritrovarsi ad aver lavorato con un contratto durato un solo giorno nel Lazio sono in 109 mila, di cui 99 mila su Roma”.
“Come la sanità anche il lavoro è da codice rosso nel Lazio – commenta il segretario generale della Cgil Roma e Lazio, Natale Di Cola -. La precarietà continua a crescere anno dopo anno a causa delle leggi nazionali sbagliate, ma anche per l’immobilismo delle amministrazioni territoriali, delle forze politiche e di troppe imprese che pensano solo ai profitti”.
La maggior presenza di contratti brevi nella Capitale, si legge nel report, determina anche che il rapporto tra contratti e persone sia decisamente più alto del resto del Lazio – 2,87 contro 1,5 – . Inoltre il rapporto tra contratti a tempo determinato e indeterminato evidenzia un progressivo assottigliamento del lavoro stabile: i nuovi tempi indeterminati sono il 9% nel Lazio, l’8% su Roma, il 15% nella Città metropolitana di Roma, il 16% a Frosinone, il 7% a Latina, il 15% Rieti e il 10% a Viterbo. La precarietà, però, non è tutta uguale.
Gli ultimi anni mostrano “un avanzamento dei contratti con le durate più brevi a discapito dei contratti, seppur a termine, di maggiore durata nel panorama regionale”.
Guardando al dato territoriale, in realtà, “appare chiaro lo squilibrio tra Roma e il resto del Lazio”, denuncia la Cgil. I dati anagrafici mostrano poi una minore partecipazione delle giovani donne under 35 rispetto ai coetanei uomini, che incidono maggiormente sulla loro platea di riferimento. Nella Capitale e nella città metropolitana il divario è meno forte che nel resto del Lazio, a Roma il divario è di 3 punti percentuali mentre nelle altre province si arriva ai 7 punti percentuali. Inoltre, dal report del sindacato, si evince che “le donne che entrano nel mercato del lavoro a Roma hanno una maggiore stabilità rispetto agli uomini per incidenza di contratti a tempo indeterminato, a differenza di quanto accade nel resto della Regione dove la percentuale è più bassa per le donne”.
“Ci mobiliteremo a tutti i livelli perché è inaccettabile e inspiegabile che nel Lazio, definito da molti la locomotiva del Paese, il lavoro è sempre più povero e iperprecario e che lo è soprattutto a Roma”, assicura Di Cola.