Scontro Tel Aviv-Vaticano sui civili uccisi a Gaza. Israele ha risposto con durezza a quanti, nella comunità internazionale, hanno fatto notare che il diritto alla difesa dopo il massacro di Hamas del 7 ottobre “non giustifica una carneficina” di civili nella Striscia di Gaza. A suscitare la reazione dello Stato ebraico sono state stavolta le parole del Segretario di Stato Vaticano, il vicentino cardinale Pietro Parolin che, nei giorni scorsi, aveva invitato il governo israeliano a fermarsi invocando una risposta “proporzionata” che “certamente con 30.000 morti non lo è”.
LA RISPOSTA DELL’AMBASCIATA ISRAELIANA – Immediatamente si è fatta sentire l’Ambasciata Israeliana presso la Santa Sede. Il botta e risposta tra il Cardinale e l’Ambasciata d’Israele in Vaticano è il punto più basso di relazioni tra Santa Sede e Stato Ebraico. Non si ricordano precedenti altrettanto duri. Parolin ha sorpreso i più. Ma come dice Alberto Melloni, storico delle religioni, “Parolin è un diplomatico troppo esperto per non mettere in conto le conseguenze delle sue dichiarazioni. Parolin è il braccio destro del Vicario di Cristo, fa la volontà del Papa. Dunque ha voluto assumere una posizione netta sapendo che sarebbe costato qualcosa”.
Tutti gli analisti concordano che Parolin, a suo tempo, aveva giustamente e nettamente condannato Hamas. Ma si chiedono perché il Vaticano ha deciso di criticare Israele proprio in questo momento. E la risposta è univoca: il Cardinale è intervenuto in questo momento perché non si vede un piano per il dopo. Cioè non c’è una via d’uscita, e il numero dei morti ha raggiunto quello delle vittime americane nella guerra del Vietnam. Aggiungono quasi tutti gli analisti che l’assalto di Hamas, che è una costola della “fratellanza musulmana”, è stato messo in atto nel nome di al-Aqsa la Città Santa. A quanto pare – sostengono – ai miliziani non interessa il riconoscimento di uno Stato palestinese ma la fondazione di uno Stato islamico, quindi la cancellazione di Israele. Va ricordato che il Vaticano ha sempre invocato la pace senza dimenticare che Israele ha diritto a combattere per la propria sicurezza. Una posizione di fronte a esigenze non proprio conciliabili. Difficile però ipotizzare un ruolo diplomatico della Santa Sede in Medio Oriente sulla falsa riga della missione del cardinale Zuppi per l’Ucraina. Difficile perché non ci sono molti margini. La situazione è molto più incancrenita. Neppure attori esterni come Stati Uniti e Cina sono in grado di fermare questa guerra.
LA POPOLAZIONE DI RAFAH NEL TERRORE – La popolazione di Rafah, città palestinese nel sud della Striscia di Gaza (150.000 abitanti), è un territorio dove oggi si contano quasi 1 milione e mezzo di palestinesi. L’annuncio di una invasione di terra di questo territorio è stato definito dalle Nazioni Unite “terrificante”. E da New York hanno aggiunto: “I civili palestinesi sono letteralmente in trappola a Rafah, non hanno più alcun luogo verso cui scappare e una offensiva di Israele comporterebbe moltissimi morti e feriti”.