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Donne d’Impresa: Sonia Farsetti e le norme italiane che limitano il mercato dell’arte

Donne d’Impresa: Sonia Farsetti (Farsettiarte e Casa d’Aste e Gallerie). Sonia Farsetti – nata e cresciuta a “pane ad arte”. Papà Farsetti, a Prato, nel 1955 fondò la prima galleria che nel 1962, grazie alla sua lungimiranza imprenditoriale, diventò poi anche Casa d’Aste: tra le prime in Italia e punto di riferimento, da allora fino ad oggi, per tutti i collezionisti di questo importante mercato.

Da Prato Sonia Farsetti ha gestito con successo il business dell’arte  italiana ed internazionale sia nel dipartimento d’Arte Moderna e Contemporanea che nei nuovi dipartimenti via via nati in seno a Farsettiarte alcuni dei quali a lei facenti capo come Dipinti e sculture del XIX e XX secolo.

Ma non è finita qui, perché Sonia Farsetti, attenta alle esigenze del mercato è ancora e sempre pronta ad aumentare le possibili offerte di capolavori per accontentare i più affezionati collezionisti e clienti. Prima in Versilia, poi a Cortina d’Ampezzo e Milano, e nel cuore delle località più “in”, si trova Farsettiarte e non a caso. Sempre divisa tra le gallerie e la casa d’aste Sonia è un punto di riferimento per chi, come lei, ha la passione per artisti e cultura.

La vita di Sonia Farsetti è questa sua grande passione per l’arte, che la vede impegnata anche con importanti cariche istituzionali, come per esempio quella di Presidente dell’Associazione Nazionale Case d’Aste. 

L’impianto normativo italiano sulla tutela del patrimonio artistico – dice Sonia Farsetti- limita pesantemente lo scambio e la circolazione delle opere d’arte,  col risultato che il nostro mercato è rimasto decentrato rispetto ad altri Paesi, non solo rispetto a quelli d’oltre oceano, ma anche a quelli  europei. 

I compratori stranieri, infatti, non capiscono il complesso carico di pratiche da espletare e le lunghe attese per ottenere un permesso di esportazione, e spesso si trovano costretti a rivolgersi a mercati più snelli e più rispondenti a un mondo dove tutto gira molto velocemente.

Infatti – racconta ancora Sonia Farsetti– questo atteggiamento “restrittivo e burocratico” nel nostro Paese ha impoverito la conoscenza dell’arte italiana all’estero, in particolare quella dell’Ottocento e del Novecento. Questo è stato un vero danno per la nostra cultura così come per la nostra storia ed il business.

Il mercato dell’arte in Italia – continua – non è mai stato considerato, purtroppo, una risorsa per il nostro Paese e neppure un modo per valorizzare il nostro immenso patrimonio artistico. Le gallerie e le case d’asta pur svolgendo un’attività imprenditoriale sono lo strumento necessario alla formazione delle collezioni. Se non ci fosse stato collezionismo privato oggi non avremmo neanche le grandi collezioni pubbliche.

La fidelizzazione del cliente – spiega – è possibile solo grazie ad un operato centrato sulla serietà e la professionalità. L’attività di vendita di opere d’arte, sia essa in galleria o in asta non si può improvvisare, l’esperienza e la passione sono fondamentali e rappresentano un plus da offrire ai clienti storici e ai nuovi che verranno.

Se lei non fosse stata “figlia d’arte” e appassionata dell’Arte e delle Case d’Asta: quale sarebbe stata la sua eventuale professione?

Forse la cogliamo di sorpresa, perché ci pensa un po’ prima di rispondere e poi afferma: “Considerato che mi sono laureata in giurisprudenza, probabilmente avrei fatto l’avvocato, comunque e sempre con un’unica vera passione: l’arte”.

Covid, crisi economica italiana, guerre: quale sarà il futuro di Farsettiarte?

È sempre molto difficile fare previsioni, specie in periodi così incerti. Il Covid ci ha insegnato che in parte si può lavorare anche a distanza; questo vale meno per l’attività di galleria, come è la mia, dove il contatto col cliente è necessario.  Pensiamo ad esempio alle fiere, impensabili se non in presenza. La casa d’asta –  invece –  riesce a sfruttare meglio le possibilità che la tecnologia oggi ci offre, piattaforme dedicate e aste online hanno molto aiutato durante la pandemia. L’arte comunque in ogni periodo storico, è sempre stata considerata un bene rifugio e così il futuro non ci fa troppa paura.

Nel suo settore e in particolare fra gli “addetti ai lavori” a che punto siamo con la “parità di genere”? 

L’arte parla sempre di più al femminile. Sia nella produzione artistica che nell’attività imprenditoriale le donne sono sempre più protagoniste. Non siamo ancora giunti ad una piena parità di genere, ma la forbice si è notevolmente ridotta. Quelle che arriveranno dopo la mia generazione saranno donne più privilegiate e considerate per questo mondo così particolare e in continua evoluzione. 

Un suo sogno nel cassetto ancora da realizzare? 

Un lungo viaggio con l’Orient Express. Sognatrice e creativa com’è la sua vera indole, la possiamo immaginare in un’ipotetica carrozza di un futuro senza tempo com’è l’arte.

Un suo consiglio “spassionato” per chi – oggi – vorrebbe investire nel “business dell’Arte”? 

Avere passione per l’arte, non credere in un business speculativo, ma in business creativo sostenuto da impegno e idee, con uno sguardo continuo a ciò che ci accade intorno.

 

 

 

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