Incubo nucleare. Il drone che si è schiantato lunedì contro uno dei reattori di Zaaporizhia, la più grande centrale d’Europa ha allarmato un po’ tutti, soprattutto l’agenzia Atomica Aiea. Il capo della Agenzia Internazionale parla chiaramente di “rischio di grave incidente”: Mariano Grassi, diplomatico argentino, 40 anni di esperienza nel campo del disarmo, oggi direttore generale della Energia Atomica di Vienna, è abituato a misurare le parole. Ma stavolta, dopo l’ennesimo attacco, mette da parte la prudenza e dice: ”È una azione gravissima, pianificata, un attacco militare diretto. Non è stato un errore e neppure una messa in scena per accusare la controparte. Hanno usato deliberatamente i droni per colpire nel perimetro della Centrale. Per la prima volta dal novembre 2022 la più grande Centrale Nucleare d’Europa è stata direttamente presa di mira in una azione militare. È intollerabile. Si tratta di una grave escalation dei pericoli per la sicurezza nucleare di questo impianto. Tali attacchi sconsiderati, aumentano significativamente il rischio di un grave incidente nucleare e devono cessare immediatamente“.
ACCUSE TRA RUSSIA E UCRAINA – I 3 droni che hanno colpito l’impianto che da 2 anni è occupato dalle truppe di Putin e che ha procurato 6 feriti, sta producendo uno scambio di accuse tra Mosca e Kiev. Una domanda su tutte: ma chi sono i mittenti dei raid? Dice Maria Zakharova portavoce del ministero degli Esteri del Cremlino:” Il mondo deve reagire agli atti di terrorismo atomico da parte dell’Ucraina”. Affermazione che non sorprende Kiev: “la Russia ha puntato più volte l’indice contro Kiev come nel caso dell’attentato alla sala da concerti Crocus City Hall”. Un attacco vigliacco che è costato la vita a 145 persone con decine di dispersi. L’Ucraina, naturalmente non ci sta. E ricorda che “ nelle ultime settimane la Russia ha colpito fino all’80% delle centrali elettriche convenzionali e la metà delle centrali idroelettriche ucraine, negli attacchi più pesanti dall’inizio della guerra”.
ZELENSKY AGLI ALLEATI: INVIATECI ARMI – Il presidente dell’Ucraina è disperato. Mosca sta cercando di ribaltare la narrazione con attacchi o provocazioni per fare passare l’Ucraina e i suoi alleati dalla parte del torto. Il Paese martellato vacilla e vede il baratro della solitudine e della sconfitta. Nel 775esimo giorno di una guerra in cui è stata trascinata dalla aggressività paranoica di Vladimir Putin, Zelensky lancia un disperato appello all’Occidente temendo oltretutto lo spettro delle armi chimiche russe e tuona:” Missili quasi finiti, così perdiamo. Se Mosca dovesse continuare i bombardamenti al ritmo dell’ultimo mese, è la fine“.
L’appello del capo ucraino è rivolto direttamente agli alleati perché forniscano almeno 25 sistemi di difesa aerea Patriot, il solo strumento in grado di ribaltare l’esito del conflitto. Un esito che appare comunque scontato nel caso in cui l’aiuto americano di 60 miliardi di dollari voluto da Joe Biden restasse al palo a causa della opposizione repubblicana al Congresso. Si parla già di una conferenza di pace in Svizzera a metà giugno di alto livello: al tavolo ci saranno i leader di 100 Nazioni. Forse anche la Cina.