Nel 2023 in Italia ci sono state “1.030.507 compravendite immobiliari, rispetto alle 1.108.081 dell’anno precedente (in discesa del 7%)” e una riduzione dei prezzi: il valore medio “si aggira sui 154.416 euro, in calo, al confronto coi 158.074 del 2022 e i 155.118 del 2021”. Lo si legge nei dati statistici notarili pubblicati del 2023, il tradizionale rapporto relativo alle compravendite di beni mobili e immobili, mutui, donazioni, imprese e società stilato e diffuso dai notai italiani.
Tracollo per il valore economico complessivo dei nuovi mutui erogati: -26%. Si ricorre sempre meno ai finanziamenti – rilevano i notai – vista “l’impennata dei tassi”. Il maggior numero di compravendite di case avviene al Nord, e “la regione nella quale sono stati scambiati più immobili rimane la Lombardia, con il 19,52 % del totale, rispetto all’intero territorio nazionale”. A seguire, si legge, vi sono “il Piemonte con il 9,29% e il Veneto con il 9,11%”. A fronte di una discesa globale del 7% degli scambi nello scorso anno, i professionisti sottolineano come “nell’analisi relativa alla tipologia di immobile venduta, emerge che il calo delle compravendite di prima casa nel 2023, rispetto al 2022, è del 10% per acquisti da privati e del 22,5% per acquisti da impresa, mentre si riscontra una sofferenza minore nel comparto delle seconde case: la diminuzione tra il 2023 e 2022 è stata del 2,4% nell’acquisto tra privati e del 2,7% nell’acquisto da impresa”. Il dossier mette in luce come la fascia d’età in cui viene maggiormente effettuato l’acquisto di fabbricati “si conferma quella tra i 18 e i 35 anni, con una percentuale nel 2023 pari al 26,67% delle transazioni (in decremento, al confronto col 2022, anno in cui aveva registrato il 28,57% delle contrattazioni)”.
I notai, poi, segnalano che “il 50,8% degli immobili abitativi è stato acquistato con l’agevolazione prima casa (anche questa percentuale è in calo, rispetto sia al 2022, anno in cui il 53,12% degli immobili era stato acquistato con l’agevolazione prima casa, sia al 2021, anno in cui la percentuale si assestava sul 56,05%)”. E, si legge ancora, anche lo scorso anno “è confermato che le compravendite di immobili abitativi effettuate da privati sono maggiori, rispetto a quelle fatte dalle imprese”.