Hanno devastato gli uffici e parte dei laboratori della più grande falegnameria del centro storico di Venezia, a Sant’Elena, specializzata nella realizzazione di serramenti, con un metodo quasi scientifico, passo per passo.
Imbracciando i picconi tre ragazzini della zona di 11, 12 e 13 anni hanno distrutto tutto quanto si trovava davanti ai loro occhi. Per creare una devastazione ancora maggiore, dopo aver scaricato gli estintori e aver lasciato aperti i rubinetti dell’acqua hanno anche tentato di incendiare i locali. Sono stati gli stessi titolari a notarli in un capannone adiacente e a farli prendere in custodia dai Carabinieri.
Per legge nessuno dei tre è imputabile e quindi dei reati commessi e dei danni che ammontano a 100 mila euro dovranno rispondere le loro famiglie. La ditta Giorgio Girelli si trova all’estremità orientale di Venezia, a poca distanza dai padiglioni della Biennale e dello stadio Penzo. Una realtà economica fondata nel 1966, anno in cui la città visse il dramma dell’Aqua Granda, ma che ha voluto comunque scommettere su un futuro in laguna.
“Siamo scioccati dall’aver visto una devastazione del genere – dice Mauro Girelli, che ha sette collaboratori – hanno letteralmente distrutto un’azienda. Per fortuna non sono entrati nel reparto di produzione, dove si trovano i macchinari più sofisticati e costosi”.
I rischi sono stati enormi. “Se invece che negli uffici avessero innescato il fuoco nel reparto di verniciatura, dove c’è di deposito di 600 litri di vernici e solventi sarebbe saltato tutto in aria”. Un raid che ha riempito di lacrime gli occhi di tutti i dipendenti. “Le assicuro – racconta Girelli – che ha cosa che mi ha fatto più male è stato vedere mio padre, 86 anni, rimanere muto con gli occhi lucidi mentre osservava 60 anni di sacrifici e rinunce finiti in frantumi”.
Ad essere colpito dall’accaduto è anche Gianfranco Bettin consigliere comunale Lista Verde Progressista- “L’impressionante vicenda dei tre ragazzini minorenni che, con un devastante “raid” hanno provocato danni gravissimi – sottolinea – conferma ciò che, da tempo, emerge in città, in tutta la città sia in quella storica che in terraferma. Esiste una vera e propria emergenza, drammatica, che intreccia aspetti sociali e aspetti educativi e, in altri casi, nei moltissimi casi che implicano dipendenze, anche fattori sociosanitari”.
Per Bettin “le famiglie sono sole, troppo spesso. La comunità, la città, è troppo sguarnita di fronte a questa emergenza. O si cambia strategia, subito, o ci troveremo ancora più spesso e gravemente – conclude – di fronte a episodi simili”.