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Il Vaticano parla, i partiti italiani si orientano: libera Chiesa in libero Stato diceva Cavour

Si può essere pro o contro il Vaticano a seconda degli orientamenti politici della Santa Sede? E’ un interrogativo da cui ne scaturiscono altri; ma pensiamo che i cattolici, di qualunque colore siano, se li debbono porre.

Fino a quache tempo fa, Papa Francesco era considerato da una certa parte politica del nostro Paese un papa progressista che aveva idee molto chiare sui tanti problemi che ogni giorno deve combattere quel mondo che ha per baricentro Piazza San Pietro. 

Poi, è successo che Bergoglio, durante una riunione a porte chiuse con i vescovi, ha confessato “che in Vaticano c’è aria di frociaggine”. E poi ancora: “Gay in seminario? Sono ragazzi buoni, ma meglio di no”.

Imbarazzo, sconcerto, smarrimento, perplessità. Innanzitutto, il disorientamento di molti prelati che erano a quella riunione. Se le parole del Papa sono uscite da quella stanza, qualcuno deve averle spifferate all’esterno. Insomma, una spia che non sarà mai identificata. Perchè anche se lo fosse rimarrebbe con la bocca chiusa in una delle casseforti a cielo aperto del Vaticano.

Questo vuol dire che Bergoglio non ha dalla sua parte tutti fedelissimi: esiste chi rema contro il suo pontificato se qualcuno  ha voluto far conoscere il suo pensiero ai media e quindi all’opinione pubblica mondiale.

Tanto più che il Santo Padre ha voluto ribadire il concetto durante un meeting a porte chiuse con i sacerdoti romani. Se un ragazzo ha una tendenza omosessuale è meglio non farlo entrare in seminario.

L’imbarazzo è continuato, ma i vertici del Pd (che avevano sempre osannato il verbo di Francesco) non hanno detto nemmeno una parola. In primis Elly Schlein che quotidianamente parla in difesa degli omosessuali.

Solo Alessandro Zan (relatore del disegno di legge contro l’omofobia, la transfobia e la misoginia), si è limitato a dire: “Sono concetti vergognosi, dovrebbe chiedere scusa”. Non lo ha seguito nessun altro dei suoi colleghi che siedono a Montecitorio o a Palazzo Madama. I salotti radical chic della Capitale non hanno aperto bocca,

Solo il portavoce degli Lgbt (un acronimo che identifica tutti i tipi deviazionismo sessuale) ha ripetuto in pratica le affermazioni dell’onorevole Zan. Poi, un paio di giorni dopo, forse meno è scesa l’oscurità sulla vicenda.

Quello per cui ci si può meravigliare è l’orientamento politco che varia di novanta gradi a seconda delle parole che escono dal Vaticano: “Il Papa va incontro alle necessità dei più poveri”, dicono alcuni,  mentre se poi affronta un problema (quello dei seminari che è sotto gli occhi di tutti) lo stupore è sinonimo di silenzio.

Come dire: “Francesco non è più quel pontefice che si credeva”.

Non è solo la voce del Papa a orientare le forze politiche del nostro Paese. Ad esempio, la Cei, la conferenza episcopale italiana, per bocca del suo presidente, Matteo Zuppi, si schiera contro l’autonomia differenziata appena approvata dal Parlamento, anche se fortemente osteggiata dall’opposizione.

In parole semplici, il Vaticano con i suoi proseliti interviene spesso sui problemi che travagliano l’Italia. Allora ecco un altro interrogativo da porsi: dov’è finito il principio di “Libera Chiesa in libero Stato” in cui Cavour aveva creduto ciecamente? In altre parole: i partiti italiani non possono essere ondivaghi a seconda degli orientamenti politici del Vaticano. Se ne gioverebbero tutti.

 

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